Il professor Marco Biagi, docente dell'Università di Modena, esperto giuslavorista, è stato collaboratore sia del ministro Bassolino col governo Prodi, sia del ministro Maroni col secondo governo Berlusconi, sempre ai fini di apportare miglioramenti sostanziali alla situazione dell'occupazione e del mercato del lavoro. Questa sua attività lo espose e lo espose indifeso – all'odio della sinistra estrema e selvaggia, che lo uccise la sera del 19 marzo 2002 a Bologna sotto casa sua. I funerali, da me presieduti, furono celebrati venerdì 22 marzo nella chiesa bolognese di San Martino, che era la sua parrocchia. Trascrivo due passi dell'omelia.
«Siamo addolorati e sgomenti di fronte a una vita così crudelmente troncata: una vita così spiritualmente ricca, così fervida di riflessioni e di ricerche a vantaggio della collettività, così nobilmente e fattivamente motivata, come quella del professor Marco Biagi. E tutti siamo offesi e umiliati. È offesa la nostra città, ancora una volta ferita nella sua indole più autentica e nelle sue consuetudini di accoglienza e di tolleranza. È umiliata la nostra stessa nazione, che si vede derubata della speranza di arrivare finalmente a una coesistenza libera e civile, al riparo da ogni violenza e da ogni intimidazione. «Una ferocia davvero ottusa e incomprensibile. Chissà? S'immaginavano forse di essere gli impavidi eroi di una lotta contro i potentati e le tirannie, mentre colpivano alle spalle un uomo solo e indifeso che in bicicletta ritornava alla sua famiglia dopo una giornata di lavoro? Ideologicamente ritardati, si lusingavano verosimilmente di compiere un'azione profetica al servizio di un'epoca illusoria di maggior giustizia, e non hanno fatto che ripetere una volta di più in que sta vicenda tutta insanguinata, che è la storia del mondo – il vecchio gesto nefando di Caino.
(Tratto da Memorie e digressioni di un italiano cardinale di Giacomo Biffi)