Li avevamo lasciati alla Tate Gallery di Londra. Poi le loro opere hanno viaggiato per mezza Europa e Stati Uniti. Sono Gilbert e George, i due guru della pop art finalmente sbarcati in Italia, al castello di Rivoli vicino a Torino con una mostra che illustra gli esiti di un connubio artistico durato 25 anni.
La retrospettiva si apre con i "Six Bomb Pictures", definiti da molti un pugno nello stomaco. Protagonisti sono infatti gli attentati terroristici avvenuti a Londra nel giugno del 2005. Sono le sole opere create nel 2006. Il gruppo si compone di un trittico lungo 14 metri intitolato "Bomb" e da altre 5 tele: Bombs, Bomber, Bombers, Bombing e Terror. A comporre queste opere sono 136 strilloni delle edizioni dell'Evening Standard raccolti in due anni che contengono parole come appunto: bombe, esplosioni e terrore.
Queste creazioni riconducono ad un mondo visionario dai colori accesissimi, quasi abbaglianti e a tratti demoniaci. Protagonisti sono loro: Gilbert and George, due "deus ex machina" che osservano impassibili ciò che accade accanto. A volte scene di una banale vita quotidiana, a volte la drammaticità e il sangue della violenza. Oppure si autorappresentano come dei guru indiani o con pose simili agli dei Indù. Il risultato sono composizioni allucinate e distorte frutto della nostra contemporaneità e quindi a tratti terrificati. Ciò che colpisce lo spettatore è un sapore quasi filmico delle opere che catapulta chi le osserva in una pellicola dell'orrore.
Gilbert e George hanno iniziato a lavorare insieme già da studenti alla St.Martin's School of Art nel 1967. Gilbert Prousch, italiano di Bolzano 64 anni, e George Passmore 65 anni originario del Devonshire. Per tutti gli anni Settanta la loro opera si è caratterizzata per creazioni in serie dipinte in bianco e nero. Il colore fa la sua comparsa solo successivamente ed esplode come "bold color" negli anni Ottanta in tele su scala monumentale. Tra le tematiche più rappresentate: la religione, il sesso, i problemi razziali e l'identità di ciascun individuo. Poi protagoniste sono le metropoli, le tensioni e i desideri che sorgono nell'incontro-scontro tra diverse etnie, valori e costumi. Incastonare nell'esperienza artistica tutta la vita dell'uomo, ogni momento, ogni singolo individuo compresi loro stessi, è lo scopo della loro arte.
Gilbert e George allora sono gli artisti ma sono anche i soggetti prediletti da rappresentare nelle loro opere. Così nasce l'"Art For All", l'arte per tutti, un concetto sviluppato nel contesto urbano dell'East End di Londra dove hanno vissuto e lavorato per quarant'anni e che rimane la principale fonte di ispirazione. Niente è escluso dalla rappresentazione artistica, neppure le cose più rivoltanti o quelle innominate per eccessivo perbenismo. Non i fluidi corporali, non il sangue non le feci, esempi di "Body Art".
Questa coppia è ormai considerata tra gli esiti più interessanti dell'arte contemporanea, se per arte contemporanea intendiamo la vita di due artisti ancora in moto e attivi nella loro ricerca artistica. Essi si mostrano e si rappresentano sempre allo stesso modo: impeccabili nello stile british, speculari all'interno delle loro rappresentazioni. Uno più alto dell'altro, uno più calvo dell'altro, il primo con gli occhiali, e il secondo senza nulla in volto. Vedere le loro opere è un'esperienza che può scioccare, sorprendere o deludere. Ed è per questo che merita un viaggio fino al Castello di Rivoli.
La rassegna è stata progettata dagli stessi artisti e curata da Jan Debbaut, già direttore delle Collezioni della Tate e Ben Borthwick. La mostra è stata realizzata da Tate Modern, Londra, in collaborazione con Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, Rivoli-Torino.
Torino
Castello di Rivoli
Fino al 13 gennaio
www.castellodirivoli.it