Adattare per il cinema un romanzo complesso e denso come "I Vicerè" di Federico De Roberto, opera del 1894 censurata e tenuta ai margini per un lungo periodo a causa delle sue critiche feroci alla politica e al potere ecclesiastico, non è certamente un'impresa da poco. Va quindi riconosciuto a un regista navigato come Roberto Faenza il merito di averci provato. Tuttavia, pur potendo contare su grandi mezzi, su esperte maestranze e su alcune interpretazioni indubbiamente di valore, il suo film, che si sforza di risultare coinvolgente anche con forzati riferimenti all'attualità, non riesce a graffiare mai fino in fondo o anche semplicemente a restituire l'affresco convincente e pregnante di una particolare situazione storico-sociale perché troppo ancorato nello stile e nelle scelte di regia a standard da fiction televisiva.
Si racconta la storia della famiglia nobile siciliana degli Uzeda, discendenti dei vicerè di Spagna, nel passaggio dal regime borbonico all'Italia unita. Ci si sofferma soprattutto sul personaggio di Consalvo, figlio del dispotico principe Giacomo, che cresce in una famiglia dilaniata dall'odio feroce e dalle rivalità con l'unico obiettivo di mantenere il potere. Il ragazzo cerca fin da piccolo di ribellarsi al padre, che cerca di placarlo mettendolo a studiare in un monastero di benedettini. Uscito ormai adulto dal convento, Consalvo finirà con l'accantonare i sogni di libertà e si farà contagiare dalla sete di potere avvicinandosi alla politica. Si candiderà al parlamento con un discorso che è un capolavoro di equilibrismo retorico, intessuto di compromessi e di ipocrisia.
La saga della famiglia Uzeda diventa nelle mani di Faenza un ritratto impietoso solo in superficie di una serie di personaggi rapaci e meschini. L'intento – un po' troppo facile e scoperto, a dire il vero – sarebbe quello di sottolineare la modernità dell'opera di De Roberto con allusioni alla situazione politica attuale e specialmente alla pratica del trasformismo. Ritmi e inquadrature sono però irrimediabilmente di stampo televisivo in una messa in scena timida e priva di nerbo, senza guizzi d'autore. Solo la fotografia rivela scelte più accorte e di sapore cinematografico soprattutto nelle scene in interni. Rimangono un'accurata ricostruzione d'epoca, grazie specialmente agli splendidi costumi di Milena Canonero, e alcune belle prove degli attori. Lando Buzzanca, attore trascurato al cinema negli ultimi anni, fa un ritorno in grande stile e con presenza scenica indiscussa e con varietà e verità d'accenti trova il ruolo di una vita in quello dell'avido, odioso e superstizioso principe Giacomo. Alessandro Preziosi è notevolmente maturato e regge bene la parte di Consalvo, ma è Lucia Bosé a lasciare il segno con la sua incisiva Donna Ferdinanda.
Regia: Roberto Faenza; Sceneggiatura: Roberto Faenza, Francesco Bruni, Filippo Gentili, Andrea Porporati; Fotografia: Maurizio Calvesi; Montaggio: Massimo Fiocchi; Scenografia: Francesco Frigeri; Costumi: Milena Canonero; Musica: Paolo Buonvino; Produzione: Elda Ferri – Jean Vigo Italia in collaborazione con Rai Cinema e Rai Fiction, Institut del Cinema Català (ICC), VIP Medienfonds 2; Distribuzione: 01 Distribution; Interpreti: Lando Buzzanca, Alessandro Preziosi, Cristiana Capotondi, Guido Caprino, Lucia Bosé, Franco Branciaroli, Giselda Volodi;
Origine: Italia; Anno: 2007; Durata: 120'.