"Te Deum laudamus", viene subito spontaneo commentare. Oppure: che gioia, senza dover parafrasare il titolo appunto del Te Deum di Bruckner, la monumentale composizione che pare abbia compiuto il miracolo. Il muro di Berlino tra i nostri due più grandi direttori d'orchestra non esiste più. O per lo meno, si sono mosse - dall'esterno - posizioni di dialogo. L'invito è partito questa volta da Abbado, Muti ha risposto subito di sì. Non c'erano di mezzo istituzioni ufficiali e storiche. Non l'orchestra della Scala, che Abbado non ha più voluto dirigere (nonostante più d'una richiesta, l'ultima come lettera affettuosa di Muti in prima pagina sul Corriere della Sera, senza risposta), non quella di Berlino, dove ovviamente, per quelle leggi matematiche del dialogo, Muti ha da lì in avanti declinato ogni invito. L'anno prossimo, e per una occasione molto importante, preceduta da pressanti richieste degli stessi strumentisti, la relazione riprenderà.
La Mozart, la Cherubini, la Giovanile di Fiesole suoneranno insieme l'anno prossimo il Te Deum grandioso di Bruckner, dirette da Abbado. A Roma, e questo è un piccolo smacco per noi milanesi. Non tanto per vanto campanilistico, ma perchè i due Maestri qui si sono formati e alla Scala hanno lasciato con continuità i loro frutti più preziosi. Checché se ne dica, è Milano la città del cuore per entrambi. Lo riprova il fatto che tutti e due ora la detestino, come si fa solo con i grandi amori, ancora in qualche modo vivi. Che i migliori giovani italiani suonino insieme, in una forma che valga anche da sveglia politica per un'Italia sempre indolente sulla musica, ci sembra un meraviglioso risultato. Un gesto di forza e di speranza. Quello successivo però è già in volo: riavere Abbado e Muti a Milano. La musica, quando vuole, conosce i linguaggi più segreti e autentici per chiedere scusa.