Lo vedo. Domina il comodino. Mi avvicino con un percorso a spirale. Via via cerchi sempre più stretti. Ho questa impressione e cioè che abbia caratteristiche simili a quelle del monolito di 2001 odissea nello spazio: contrae lo spazio e il tempo dentro cui si trova. Ne sono sicuro. Ma è un libro. Forse il più affascinante che abbia mai posseduto. Anche il più inquietante. E poi il più incomprensibile: Una settimana di bontà. Tre romanzi per immagini di quel genio del surrealismo di Max Ernst (Adelphi, pagg. 498, € 38,00).
In questo caso non posso fare altro che consigliarlo con tutte le mie forze, ma se potessi, lo devo ammettere, se avessi poteri tirannici, obbligherei tutti a custodirlo in casa come il tesoro più importante, un po' come Saparmyrat Nyýazow, l'ex dittatore del Turkmenistan, faceva fino a un anno fa con il suo libro di consigli di vita, il Ruhnama (costringeva la popolazione a conoscerlo a memoria). Disgraziatamente sono un tantino più liberale. Per cui il libro di Max Ernst che invito a regalare per questo Natale è scritto per immagini e si può assimilare più facilmente. Quello di Ernst, dicevo, è un mostro fantastico. Si tratta di tre romanzi composti quasi unicamente da collages ritagliati partendo dalle stampe di feuilleton dell'Ottocento e che hanno titoli come: «La donna 100 teste», «Sogno di una ragazzina che volle entrare al Carmelo», «Una settimana di bontà o I sette elementi capitali». Ho detto che questo libro ha le stesse caratteristiche del monolito di 2001 odissea nello spazio. E se l'ho detto non mi sbaglio.
Inutile cercare di capirlo, ficcarsi in testa di voler trovare un senso diretto tra una tavola e l'altra. Ci si sbaglierebbe perché qui, in questo libro, ci troviamo invece all'origine del senso, alla sua causa scatenante, non al suo dispiegamento piano. Ma questo discorso porta troppo lontano e tanto vale interromperlo qui. Tanto ci siamo capiti. Per il resto preoccupatevi del comodino che lo ospiterà. Potrebbe trasformarsi in un buco nero.