C'era una volta, anzi c'è ancora nell'esilarante romanzo di Jasper Fforde, Il pozzo delle trame perdute (Marcos y Marcos, pagg. 400, € 17,00) una brava detective letteraria che passa il suo tempo a entrare e uscire dai romanzi, buoni o cattivi che essi siano. Ora, però, ha bisogno di riposo perché aspetta un figlio. E così si rifugia in un romanzo sgangherato come la cittadina in cui si ambienta. Perfino il notiziario del mattino è stravagante; infatti ogni tanto avverte che «il prezzo dei punti e virgola, degli artifici narrativi, dei prologhi e degli episodi per mettere in moto la trama ha continuato a scendere facendo precipitare di ventotto punti l'indice TomJones». Com'è evidente, ogni valore è relativo...
Nel libro infinito che continuiamo a leggere, si fanno sempre più numerose le pagine in cui i romanzi sono costruiti esplicitamente sul tema della lettura. E della scrittura. Con tanti saluti al post-moderno e alle citazioni che impone, siano esse tragiche o parodiche. Anche L'eleganza del riccio (e/o, pagg. 320, € 18,00) ci pare appartenere a questa nuova famiglia, anche se il registro non è quello comico-paradossale dell'inglese Fford, ma è vergato dallo stile serio, e a momenti teneramente drammatico, della francese Muriel Barbery. Magnifico romanzo, schiera due protagoniste che vivono, alla lettera, ai pian alti e bassi dell'esistenza: una modesta portinaia che sta di guardia a un bel palazzo della parigina rue de Grenelle (all'apparenza la più tipica delle portiere, ma in realtà un'accanita lettrice) e una ragazzina intelligentissima che vive in quella medesima dimora borghese, ha già deciso la data del proprio suicidio, ma per non far insospettire i genitori, legge molti fumetti giapponesi. Ognuna delle due, quindi, si finge diversa e peggiore di quello che è, fino a quando qualcuno comincerà a smantellare la loro finzione...
Chi invece sta aiutando un personaggio a ricostruire la storia della sua vita è l'io narrante del romanzo di Michele Mari, Verderame (Einaudi, pagg 164, € 18,00). Il protagonista è un giardiniere ossessionato dalle lumache che infestano l'orto. Felice, uomo dal sembiante mostruoso e dalle origini misteriose sta perdendo la memoria; così il ragazzino Michele intraprende con lui una sorta di viaggio d'avventura fra le parole della cultura popolare (il dialetto) e il loro rapporto con le cose, gli oggetti, gli animali, i ricordi, scendendo verso un seducente, sinistro abisso, durante il quale gli fanno da utile corrimano i romanzi di Conrad, Hoffman, Dickens, ma anche «Topolino» e alcuni sceneggiati televisivi.
Il nome del grande Dickens non può che farci approdare al più brillante romanzo, in forma di favola, letto recentemente la cui protagonista è addirittura la regina d'Inghilterra: La sovrana lettrice di Alan Bennett (Adelphi, pagg. 96, € 12,00). Grazie alla letteratura, dimenticando i suoi doveri istituzionali, perfino lei potrebbe diventare una persona migliore. Potere nel quale anche noi crediamo; e non solo nei giorni della favola bella del Natale.