Consiglio i canadesi, per questo Natale. Anzi, le canadesi. Che oggi vanno giustamente per la maggiore. All'epoca in cui facevano furore (Usa) di Pavese e Vittorini, i canadesi, fatto salvo un paio di eccezioni, erano ancora troppo congelati dai rigori del presibiterianesimo con varianti gesuitiche. Ma negli ultimi tre decenni – grazie anche, credo, all'impegno del «Canada Council for the Arts» – c'è stata una sorta di boom. Chi volesse acclimatarsi, in vista magari di un viaggio, non ha che da scegliere.
Disordine morale di Margaret Atwood (Ponte alle Grazie, pagg. 228, 15,00) si presenta come una serie di racconti ma è in realtà un romanzo. Comincia dalla fine – dall'ultima parte della vita di Nelly e del suo compagno Tig – e il primo capitolo, Le brutte notizie, fornisce, con le sue premonizioni, e una certa amabile rassegnazione, la chiave di lettura per il racconto di quanto è accaduto a loro e intorno a loro a partire dagli anni Trenta. I pensieri prendono la forma dei ricordi e nell'ultima parte, quando ancora Nelly è una persona di mezza età che si occupa della madre con l'alzheimer, quegli stessi ricordi diventano una ricchezza. L'unica cosa di cui la vecchia malata vuole che le si parli.
Anche l'ultimo libro di Alice Munro, La vista da Castle Rock (Einaudi, pagg. 312, € 18,50) è un memoir in forma di racconti. Si divide in due parti. La prima, Area depressa, è una novella (quel che per gli americani sta tra il novel e la short story) e ripercorre la storia degli antenati scozzesi che emigrarono in Ontario all'inizio dell'800. La seconda, A casa, contiene un racconto, La stipendiata, che da solo vale il prezzo del libro. Parla di una ragazza che un'estate va a lavorare per una ricca famiglia e si trova in mezzo a gente «come quella che si vede sui giornali». Gente che beve dalla mattina alla sera ai bordi della piscina, «ha un mucchio di love affairs e va dallo psichiatra». Un vero gioiello.
Sul versante francese l'ultimo romanzo di Anne Hébert (1916-2000), Un vestito di luce (Luciana Tufani Editrice, pagg. 122, € 12,00), è ambientato a Parigi. Protagonista una famiglia di immigrati spagnoli. Padre macho e muratore, madre concierge che sogna il comfort degli alberghi a quattro stelle, e figlio omosessuale che viene sedotto da un angelico ballerino e fa una brutta fine. Una soria alla Almódovar (con finale tragico e senza ironia) scritta con la grazia e la leggerezza crudele di quella che è considerata la numero uno tra le francofone del '900.
In chiusura, Fighter di Craig Davidson (Edizioni BD, pagg. 292, € 16,50), uno scalpitante giovane che farà strada. Un libro sulla boxe che è anche un viaggio nella psicologia della violenza e della brutalità. Roba, come direbbe il suo autore, «per veri uomini».9