Marco Innocenti, inviato del «Sole 24 Ore» e autore di numerosi libri sugli eventi mondiali sul costume del nostro Paese, racconta i grandi fatti del passato e come l'Italia li visse
Gli uomini preferiscono le bionde, ma fanno un'eccezione. Il suo nome è Ava, una bruna da antologia. La sua storia comincia il 24 dicembre 1922 nel villaggio di Brogden, nella Carolina del Nord.
La ragazza di campagna va a Hollywood
In una modesta casa di campagna, alla vigilia di Natale, la signora Mary Elisabeth Gardner mette al mondo Ava Lavinia: è il suo gioiello ed entrerà nell'aristocrazia delle donne più desiderate del mondo. Nel 1940 Ava Gardner si affaccia a Hollywood, bella come una dea pagana. Due anni dopo entra nel giro. "Non sa recitare, non sa neanche parlare: è assolutamente fantastica", è il commento del produttore Louis B. Mayer dopo il primo provino. E Ava inizia a "volare".
La dea della sensualità
I capelli neri a onde, lo sguardo deciso, il corpo perfetto, gli occhi felini ne fanno una tentatrice sul set e una preda nella vita. Gli anni Cinquanta sono i suoi, sullo schermo e nel privato. Recita con i grandi attori del momento e in alcuni buoni film ("Le nevi del Kilimangiaro", "Mogambo", "La contessa scalza"), interpretando con il suo corpo da favola ruoli di donna vissuta, sensuale, selvaggia, provocante. Fuori dal set è irrequieta e impudente. Spregiudicata, senza inibizioni, rappresenta il sogno impossibile di ogni americano. Torbida, sexy, è un personaggio del suo tempo che vive del suo corpo. "Brucia" tre mariti e innumerevoli fidanzati, conquista copertine e cuori a ripetizione. Catturata e delusa dagli uomini, di cui è gioia e dannazione, fa dell'alcol l'amico del cuore.
La dolce vita
Hughes, Rooney, Sinatra, Dominguin, Chiari sono alcuni dei suoi tanti amori, da donna studenda e autodistruttiva che, con gli occhi verde smeraldo impalliditi per le sigarette, il gin e le notti bianche, impazza nei night romani della dolce vita ma conserva la lucidità di una battuta delle sue: "I mariti - dice - sono un male necessario".
Il declino
Negli anni Sessanta l'ape regina invecchia e l'attrice emerge nelle sue interpretazioni migliori: "55 giorni a Pechino", "Sette giorni a maggio" e "La notte dell'iguana". Ava invecchia male, come spesso succede a chi è vissuto sopra le righe. Muore a Londra, di polmonite, il 25 gennaio 1990, in pieno giorno, lei che era sempre vissuta di notte, fra un mambo e un soffio di soda per "sporcare" l'ennesimo whisky. Dicono che il suo ultimo respiro sia stato una liberazione. Riposa nel cimitero di Smithfield, in quella Carolina del Nord da cui era partita la sua avventura.