Perfino il buio musicale di Debussy per lui era pieno di colore. Lo urlò forte durante le prove di Pélleas et Mélisande a Glyndebourne al regista che esigeva una scena nera: Beni Montresor, scenografo, regista, costumista, scrittore e illustratore veronese, usava luci e colori per caricare di energia i suoi personaggi. Poche le sfumature, come per le opere di ispirazione pop: diavoli, angeli, streghe affollano le sue scenografie e i suoi bozzetti per una festa cromatica che oggi viene riproposta a Roma, alla casa dei Teatri, con la rassegna "Dal colore alla luce", Beni Montresor, un protagonista del teatro internazionale, alla quale ne seguirà un'altra, nel centro polifunzionale Santa Rita, dal 10 aprile, che esaminerà in particolare la sua attività di illustratore e autore di storie per ragazzi: "Casa di Fiori, Casa di stelle".Tra i disegni in esposizione, quelle dei racconti di Oscar Wilde.
L'opera lirica, il balletto, il cinema, la drammaturgia, l'editoria per bambini: in cinquant'anni Montresor varca i teatri di tutto il mondo e da Venezia a Roma, da Parigi a New York, da Rio de Janeiro a Santiago del Cile, viene riconosciuto come il nomade dell'immagine. Sfidando le mode e i cliché estetici, l'artista veronese prima pop, naif, barocco, plastico, trasgressivo, poetico, affronta con gli anni una scelta stilistica di progressiva sottrazione, fino a raggiungere la scena vuota, in cui solo le luci creano i volumi e i colori. Lo dimostrano i modelli degli spettacoli realizzati a metà degli anni '80 al Teatro dell'Opera di Roma: in Hansel e Gretel di Humperdinck, Falstaff di Verdi e Zelmira di Rossini è la luce a dare corpo alle emozioni, non più gli effetti cromatici come per i bozzetti delle precedenti opere.
La sua Butterfly al teatro Carlo Felice di Genova ha una scena scarna, inondata da un fondale di effetti marini. Linee severe per esaltare le immagini poetiche nel Sansone e Dalila al teatro Colon di Buenos Aires dove Montresor cura regia, scenografia, luci e costumi. Proprio per sottolineare il percorso stilistico e il fantasioso uso dei materiali scenici, la mostra romana, curata da Andrea Mancini e Gaetano Miglioranzi, corredata dalla proiezione quotidiana di video, apre con i costumi di due produzioni che Montresor ha firmato per il Teatro dell'Opera di Roma: il balletto La Bella Addormentata di Chaikovskij del 1978 e l'opera Zelmira di Rossini del 1989.
L'artista del "nuovo rinascimento", dunque, come lo aveva definito il New York Times, negli ultimi dieci anni, vira verso la semplicità. Raccomandandosi che la ricerca fosse onesta, che rendesse cioè sempre fedeli a se stessi. Un aggettivo che era anche un apprezzamento estetico: oneste erano per lui tutte quelle forme che in pittura, letteratura, musica, si esprimono con assoluta sincerità, senza fronzoli e divagazioni.
Come Molière avrebbe voluto morire sul palcoscenico: Beni Montresor è scomparso a Verona nel 2001, dopo aver messo in scena, freneticamente, in soli due anni, durante una grave malattia, Otello per l'inaugurazione della stagione al Teatro Colon di Buenos Aires, Sansone e Dalila per il teatro Real di Madrid, la Vedova Allegra per l'Arena di Verona, Werther al Teatro Massimo di Palermo, Faust al Teatro Carlo Felice di Genova, la Traviata a Jesi e la Tosca a Torre del Lago in occasione del centenario dell'opera pucciniana. Ha inaugurato, infine, con Tosca il nuovo teatro dell'Opera del grande Centro De Las Artes Del Espectaculo Argentino: Montresor chiude il sipario con venti minuti di applausi e cascate di petali di rosa sul palcoscenico.
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Dal colore alla luce
Beni Montresor. Un protagonista del teatro internazionale
Roma, Casa dei Teatri, Villa Doria Pamphilj - Villino Corsini
largo 3 giugno 1849 angolo via di San Pancrazio - ingresso Arco dei Quattro Venti
Dal 18 marzo 2008 all'1 giugno 2008
Ingresso gratuito
Telefono: 060608 - 0645460693
www.casadeiteatri.culturaroma.it