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30 marzo 1981: l'attentato a Reagan

di Marco Innocenti

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28 marzo 2008


Un colpo (quasi) al cuore
A 70 giorni dall'insediamento, il 30 marzo 1981, con il sangue che esce dal petto bucato, Reagan compie il suo primo miracolo: sopravvive a un proiettile a due centimetri dal cuore, come sopravviverà ai tumori, agli scandali, ai democratici, ai giornalisti e, fino al 6 giugno 2004, al tempo. L'attentato è "un classico": all'uscita da un hotel di Washington un uomo si avvicina al presidente e spara sei colpi di rivoltella, conficcandogli un proiettile in un polmone e ferendo gravemente l'addetto stampa Jim Brady. L'attentatore è John Hinckley, uno psicopatico che vuole attirare l'attenzione del suo idolo, l'attrice Jodie Foster. Reagan, ricoverato al George Washington Hospital, viene operato, si salva e guarisce rapidamente. Resterà famosa la battuta ai chirurghi che stanno per operarlo: «Vi prego, ditemi che siete repubblicani!».

Il figlio dell'ambulante
Ronald Reagan nasce povero, il 6 febbraio 1911, a Tampico, nell'Illinois. Il padre fa il venditore ambulante di scarpe. Ronald lavora per studiare, si laurea, viene assunto come cronista sportivo alla radio, poi tenta la carriera cinematografica. è un bel ragazzo e sfonda, senza diventare una star. Negli anni Cinquanta si avvicina alla politica, nel 1966 è eletto governatore (repubblicano) della California, confermato nel 1970. Nell'80 il partito punta su di lui per sconfiggere il democratico Jimmy Carter, presidente uscente. L'impresa riesce. Significativa una frase pronunciata nel discorso d'insediamento: «Lo Stato non è la soluzione dei problemi, lo Stato è il problema».

Il presidente e l'uomo
A 69 anni è il più anziano presidente Usa all'atto dell'insediamento. A chi gli fa notare l'età risponde con una delle sue battute: «Thomas Jefferson diceva che un presidente va giudicato per i suoi risultati, non per la sua età. Me lo disse, mi pare, nel 1802...». Confermato nell'84, Reagan è un medico dell'anima per gli americani e un eccellente uomo qualunque, un paradigma perfetto della normalità umana. Estroverso, venditore nato, comunicatore felice, coraggioso, fortunato ma anche pigro, goffo, svagato, riconcilia l'America con sé stessa. Il reaganismo è la sintesi di alcune idee semplici, professate da un semplificatore (meno Stato, meno tasse, meno governo, meno regole). La sua svolta liberale è la scommessa sulla religione laica della società americana, sulla volontà di innovare, investire, tentare. Con lui l'America torna sicura di sé, leader nelle armi, nella politica, nell'economia, nell'egoismo. La sua "rivoluzione tranquilla" crea benessere e dà impulso alla speranza.

«L'amico» Gorbaciov
In politica estera Reagan parte aggressivo contro l' "Impero del male" sovietico. Vuole un'America forte e intransigente e investe pesantemente nel riarmo. Anti-comunista fervente ma realista, dall'85 dialoga, però, con l' "amico" Gorbaciov chiudendo la guerra fredda e concludendo importanti accordi sul disarmo. Di lui diranno: «Ha vinto la guerra fredda senza sparare un colpo».

Il tramonto
Conclude il secondo mandato con una popolarità altissima. Poi, inevitabile, il viale del tramonto, il sorriso fissato nell'amarezza, uno spettro rugoso, la nebbia maledetta dell'Alzheimer. Muore il 6 giugno 2004, a Los Angeles, all'età di 93 anni.

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