Ci sono scrittori la cui importanza prescinde dalle opere cui hanno dato vita, uomini che parlano ancora, dopo la morte, in virtù del peso che ebbero nel dibattito culturale del loro Paese, del loro ruolo difficilmente comparabile di intellettuali ed "agitatori" di idee.
L'Italia del Secondo dopoguerra ha avuto il milanese Giancarlo Vigorelli, saggista, critico, sceneggiatore, conferenziere, giornalista e letterato di fama internazionale, un uomo che fino al giorno del decesso - avvenuto il 16 dicembre del 2005 all'età di 92 anni - ha disseminato il Paese di spunti e provocazioni la cui esco si avverte tutt'oggi. A questo affascinante personaggio ed al mondo che gli gravitò intorno è dedicato "Così tante vite – Il Novecento di Giancarlo Vigorelli" (Mattioli 1885), volume fotografico curato insieme dalla vedova Carla Tolomeo, dal critico letterario Gian Paolo Serino e dal grafico Lorenzo Butti. Le avventure di cui Vigorelli si è reso protagonista nell'arco di circa novant'anni di lettere fanno davvero girare la testa. Ed è così che da una battuta dello stesso autore, affidata ad un taccuino della tarda età, prende nome il libro: «Non sono neppure sicuro di essere esistito così a lungo, di aver vissuto così tante vite». A raccontare queste molteplici quanto appassionanti esistenze ci pensa l'immenso archivio di fotografie lasciato da Vigorelli al momento della sua scomparsa, assieme ad una biblioteca da cinquantamila testi, e che oggi costituisce l'ossatura di "Così tante vite". In queste foto - dotate di pregevolissimo valore estetico per quanto si tratti spesso di scatti rubati alla vita quotidiana – vanno ad incrociarsi i destini di artisti, scrittori, registi, politici, amanti del bel mondo e disperati della "Dolce vita" che Vigorelli ebbe in sorte di conoscere, in molti casi apprezzare, a volte persino imporre all'Intellighenzia imperante con l'autorevolezza che solo il fondatore della Comunità europea degli scrittori sapeva avere.
Ci sono il neorealista Roberto Rossellini e la sua musa Ingrid Bergman, coppia di cui Vigorelli fu suo malgrado "galeotto". C'è un Carlo Emilio Gadda amico di vecchia data, per quanto la madre dell'"Ingegnere della letteratura italiana" osteggiasse quel rapporto, colpevole a detta sua di aver allontanato il figlio dalla "retta via" della libera professione. C'è Vittorio Gassman, sempre pronto ad accogliere il sodale Giancarlo nei camerini dei suoi spettacoli, e ci sono Enrico Mattei ed Alberto Mondadori. Federico Fellini è un "simpatico giovanotto" romagnolo da tenere d'occhio, mentre Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Laura Betti e Dacia Maraini, praticamente "La meglio gioventù" di Campo de' Fiori, sono di casa da Vigorelli, con lui si confrontano su nuovi progetti, a lui affidano confidenze personali. Ungaretti e Montale, Picasso e Sartre, Pound e Borges, Gide e la Callas: tutti furono parte dello straordinario destino di intellettuale di Vigorelli, tutti lasciarono uno scatto nel suo monumentale archivio fotografico che oggi si propone come un definitivo «diario per immagini» del Novecento europeo.
Editore: Mattioli, Collana: Experience, a cura di Tolomeo C. - Serino G. P. - Butti L., pagine: 300, euro 33