Il 1938 lo ricorderemo sempre con una punta di rabbia, con il rimpianto delle occasioni perdute. é l'anno di Monaco, della grande rassegnazione pudicamente battezzata «appeasement», delle concessioni a Hitler nell'illusione di appagarlo, dell'aggressività tedesca, dell'acquiescenza italiana, della passività britannica.
Si muove la Wehrmacht
Sotto un cielo immacolato, sereno, di un colore pasquale, la Germania inghiotte l'Austria. Il 12 marzo la Wehrmacht attraversa la frontiera, il 13 l'annessione diventa effettiva e la svastica sventola su Vienna. Hitler cancella una nazione e porta i confini della Grande Germania al Brennero. Invano il Governo austriaco ha cercato l'appoggio del duce: Mussolini non è più l'uomo del '34, che aveva garantito l'indipendenza austriaca, e soprattutto Hitler non è più quello di allora. L'Austria è rimasta sola e sarà ridotta a una provincia tedesca, con il nazista Arthur Seyss-Inquart come governatore.
La guerra dei fiori
L'austriaco di Braunau, il 13, torna nel suo Paese da padrone, fra incredibili manifestazioni di gioia. I gerarchi nazisti, stupiti, chiamano l'annessione la "guerra dei fiori". L'esercito austriaco non oppone resistenza e trecentomila viennesi inneggiano al Fuehrer, il 15, nella grande parata sul Ring, fra bandiere, musiche, canti e lanci di fiori. «Non sono venuto come un tiranno - urla Hitler nella Piazza degli Eroi - ma come un liberatore». La gente, elettrizzata, è con lui: non percepisce che quell'uomo è pericoloso e che, di azzardo in azzardo, porterà il Reich alla disfatta.
Arresti e fughe
La Germania incorpora senza colpo ferire sette milioni di uomini, l'Austria diventa la Marca orientale e sul tavolo della Storia nulla per Hitler è più vietato. L'intellighenzia viennese, cui tanto deve la cultura contemporanea, è colpita duramente. Settantamila persone sono arrestate in pochi giorni e fra gli ebrei austriaci serpeggia, nascosto e tragico, il brivido del suicidio. La diaspora si sparge nel mondo, subito, prima che sia troppo tardi. Il Paese spalanca le porte al Fuehrer ma le sue teste migliori se ne vanno: Sigmund Freud, Karl Popper, Arnold Schoenberg, Fritz Lang, Otto Preminger.
La politica «del carciofo»
L'Austria muore e Hitler tira diritto. Avanzerà senza pudore, strappando a una a una come a un carciofo le foglie dell'Europa. «I nostri avversari - dice - non chiedono che di coltivare i loro fiori, pescare con la lenza e passare le serate accanto al fuoco. Loro riflettono, noi agiamo». Dopo l'Austria, toccherà alla Cecoslovacchia. Nell'estate del '39 la parola Danzica rimbalzerà di bocca in bocca. E Hitler, invadendo la Polonia, innescherà la miccia che farà bruciare il mondo.