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Cd / Piccola faccia, di Cristina Donà

di Giorgio Maimone

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2 aprile 2008

Cristina Donà cerca l'essenziale e lo trova..

Lo aveva anticipato: "entrerò in studio di nuovo ad ottobre per un disco acustico che non penso che uscirà subito, però volevamo lavorare ancora con Peter Walsh e abbiamo dovuto scegliere un periodo in cui lui era libero. E sarà un po' un "riassunto delle puntate precedenti", chitarra-voce con delle cover. Un po' di ospiti, non famosi in realtà, ma musicisti molto bravi come Francesco Garolfi, il chitarrista che ho incontrato e che mi aiuterà nella stesura delle parti di chitarra". Questo è ciò che avviene. Il risultato è essenziale. Chitarra e voce, a volte una seconda chitarra, qualche tocco di piano. Canzoni nude e spogliate. Essenziali. E per questo molto più vicine al vero. Il risultato è convincente. Intimo e attraente.
I brani sono tutti conosciuti, tranne due cover: tre sono tratti da "Tregua", il primo disco di Cristina, e sono la title track Piccola faccia, ispirata a Patti Smith, L'aridità dell'aria e Stelle buone. Due vengono da "Nido", secondo disco: Goccia e Mangialuomo. Tre sono gli estratti da "Dove sei": Nel mio giardino, Salti nell'aria e Dove sei, mentre due brani derivano dal recentissimo "Quinta stagione", uscito nell'autunno 2007: Settembre e Universo. Le cover sono Sign your name di Terence Trant D'Arby, frutto dell'ascolto casuale di un cd comprato in un Autogrill e Ìm in you di Peter Frampton. Ma non c'è stacco. È sì un "riassunto delle puntate precedenti", ma è anche e soprattutto una rilettura alla luce di questo maggior desiderio di semplicità che già era emerso ne "La quinta stagione" e che aveva fatto pensare a un cambio di rotta stilistica.

I pareri a questo punto dovrebbero divergere. Chi amava molto la Cristina precedente, potrebbe trovare qualche difficoltà a farsela piacere adesso. Chi non la amava prima, tra i quali io, trova adesso piacevolezze inattese e giardini pieni di fiori, dove prima sentiva piuttosto abilità tecnica, ma freddezza compositiva. Cristina è andata all'osso delle canzoni, le ha spolpate e rivestite di pochissimi colori, con pochi tratti, quasi come quelli (propri) con cui illustra la copertina e il libretto. Qualche spigolo, molte rotondità. Molto più tempo per gustarsi le parole, farsele rotolare addosso, assorbirle, comprenderle e farsi comprendere.

Sia prima che dopo permane però una sensazione. Cristina Donà continua a essere una cantante poco italiana. L'approccio, che sia rock o vagamente jazz, che sia cantautorale o intimistico ha comunque un respiro internazionale. La capacità di ottenere grandi risultati con pochi elementi. Puntando sui chiaroscuri, sulle pause, sui vuoti come anche sui pieni. Ora "Piccola faccia" è di sicuro un disco minimalista e difficilmente i prossimi lavori seguiranno una strada così scabra. Ma questo è lo stato delle cose: "era da molto che volevo registrare un album chitarra-voce o giù di lì. Spesso mi esibisco da sola e in tanti mi chiedono se ho un album chitarra-voce delle mie canzoni e così ne abbiamo approfittato".

Per eventuali prossime puntate mi sa che dovremo aspettare a lungo: Cristina ama lavorare con calma ("Sono un bradipo") e quest'anno è uscita addirittura con due lavori. Fino al secondo decennio del nuovo secolo sarà difficile attendere qualcosa di nuovo. Ma intanto abbiamo questo lavoro che è di una piacevolezza rara da trovare in giro e che coniuga, direi a perfezione, il piano della leggerezza con quello della profondità. Un modo delicato di porgere, un ottimo accompagnamento di chitarra e brani quasi classici che risplendono di nuova e ben più brillante luce.

Forse bizzarra la scelta di riproporre qui due brani del precedente album, Settembre e Universo, che trovano una seconda edizione a distanza di sei/sette mesi, ma Settembre, come ha spiegato la stessa Cristina, era un po' il brano-manifesto de La quinta stagione (con la scansione programmatica a furia di "È tempo di ... È tempo di ...") e poi si avvale questa volta della presenza di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro che canta la prima strofa e fa i cori nella seconda. Universo poi conferma la sua magia: "Dentro a una vertigine che danza / e ci porta al di la del tempo /sino a ritornare sulle labbra / l'incanto è lo stesso ("Universo").

Difficile però fare una classifica di merito tra i brani. Bellissima è la cover di Ìm in you, ma Stelle buone non è da meno. Nel mio giardino ha un grande fascino di tempi sospesi e praticamente perfetta è Goccia. Insomma un disco minimo più che minimalista: un lavoro da camera, ma che la camera la riempie benissimo, di buoni suoni e buone parole. Gran merito al lavoro chitarristico di Francesco Garolfi. Altrettanto al produttore Peter Walsh che assembla al meglio i pochi colori a disposizione. E la maggior parte del merito al coraggio di Cristina che torna a guardare all'interno dei propri testi con quella "riconoscibilità pulita" che è diventata la sua cifra distintiva del periodo.
Cristina Donà

Piccola faccia
Alla ricerca dell'essenziale. Non una riga di più
Emi - 2008
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