"Iperburocratizzata e autoreferenziale", con organici e fatturati colossali, patrimoni immobiliari sterminati e bilanci rigorosamente segreti in barba ad ogni politica di trasparenza pretesa invece a gran voce da altre istituzioni della Repubblica. Stefano Livadiotti descrive così la classe sindacale italiana in questo volume edito da Bompiani che già dal titolo - ‘L'altra casta' - fa capire di essere perfettamente in sintonia con l'ormai celeberrimo long-seller sullo strapotere della politica scritto l'anno scorso per Rizzoli da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella. Di strapotere, infatti, parla anche ‘l'inchiesta sul sindacato' realizzata dal giornalista de l'Espresso, che racconta con estrema efficacia ‘privilegi, carriere, misfatti e fatturati da multinazionale' di un'organizzazione che "ormai da tempo" non è più capace di "farsi carico" degli interessi generali del Paese, ma solo dei suoi iscritti. Peraltro sempre meno numerosi e "sempre più marginali rispetto al sistema produttivo nazionale".
Concertazione degenerata in diritto di veto
Gli 11 milioni e settecentomila tesserati dei tre sindacati maggiori - scrive Livadiotti - è composto soprattutto da pensionati (49,16%) e i tesserati ancora in attività non arrivano alla soglia dei 6 milioni. Ben poca cosa - appena il 25% - rispetto al totale dei lavoratori in attività. Eppure i sindacati tendono a presentarsi come i legittimi rappresentanti dei lavoratori italiani e "in nome di una concertazione degenerata in diritto di veto", pretendono di "mettere becco" in qualunque decisione di valenza generale. Arrivando, non di rado, a rappresentare un freno allo sviluppo, come nel caso della vicenda Alitalia. Un "interventismo", quello dei ‘tre porcellini' (l'espressione riportata da Livadiotti è di Massimo D'Alema), che ha avuto come risultato - secondo l'autore - quello di acuire l'insofferenza nei loro confronti di strati sempre più vasti di popolazione. Ormai - stando a un sondaggio commissionato nel luglio 2007 dall'economista Tito Boeri - "solo il 5,1% degli italiani si sente adeguatamente rappresentato dai sindacati e ben il 61,6% dichiara di non nutrire nei loro confronti alcuna fiducia".
I Caf una miniera d'oro, i patronati una riserva di caccia
Un sindacato, quello descritto dalla firma de l'Espresso, che "sacrifica il bene collettivo, mettendosi ostinatamente di traverso a qualunque riforma rischi di intaccarne uno statu quo fatto di privilegi, di Caf che assicurano una montagna di soldi esentasse, di patronati diventati vere e proprie ‘riserve di caccia' con un giro d'affari annuo - ancora una volta esentasse - di 350 milioni di euro. "Una congrega sorda verso ogni forma di meritocrazia" che "ha finito per bloccare l'ascensore sociale, condannando i più deboli a restare tali". Insomma – affonda Livadiotti ricordando la definizione data nell'estate del 2007 dal presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo – "il sindacato dei fannulloni, dei pensionati e dei dipendenti pubblici".
Autoriforma non più rinviabile
Il libro, però, al contrario di quanto potrebbe sembrare "non vuole mettere in discussione il sindacato o disconoscerne meriti storici", come quelli acquisiti nella lotta al terrorismo e con gli accordi contro l'inflazione "che hanno consentito all'Italia di agganciare il treno europeo". L'obiettivo del volume, conferma l'autore in un'intervista a Radiocor, è semmai quello di denunciare "il processo di degenerazione che il ruolo del sindacato sembra aver conosciuto negli ultimi anni" e allo stesso tempo suonare un campanello d'allarme per costringere i suoi leader a correre ai ripari e a procedere il più speditamente possibile verso l'autoriforma della contrattazione - con il rafforzamento di quella di secondo livello - e la costruzione di un sindacato "moderno" e al "passo coi tempi". Un sindacato che non dica sempre e solo no. Un campanello d'allarme, quello suonato da ‘L'altra casta' che ‘i rappresentanti dei lavoratori' farebbero bene ad ascoltare.
L'altra Casta
Stefano Livadiotti, Bompiani, pagg 238 - euro 15,00