Tra i suoi desideri più grandi c'è quello di tornare a danzare come ospite alla Scala di Milano, il teatro di cui è figlia e da dove manca da sedici anni. Da quando, diplomatasi alla Scuola di Ballo, invece di entrare nella compagnia scaligera volò subito al Royal Ballet di Londra, dove, dal 1998 è prima ballerina. Volto solare, incorniciato da un sorriso che la illumina, Mara Galeazzi spiazza per la sua semplicità e modestia, per niente diva, anche se potrebbe permetterselo. E', infatti, una delle nostre stelle italiane, riconosciuta a livello internazionale, di cui essere fieri. Le sue, rare, apparizioni in Italia l'abbiamo vista nel Gala di Roberto Bolle e in quello d'addio di Alessandra Ferri sono sempre un evento. E tale è stato ora il suo debutto con "Il Corsaro" al Teatro dell'Opera di Roma dove, accolta bene dalla compagnia, spera di tornare. Impegni all'estero permettendo. Già, perché il suo carnet è molto fitto: una tournèe a giugno e luglio in Giappone e Corea, ad agosto un progetto del quale non può ancora dire nulla, e da settembre l'intensa stagione al Royal Ballet con "Manon", "L'uccello di fuoco", "Giselle". E chissà se con la nuova direttrice artistica della Scala Elisabetta Terabust, vedremo anche noi realizzarsi il suo sogno.
La ballerina bresciana vive comunque una stagione felice: « Questi ultimi cinque anni sono i più belli della mia carriera. Mi sento nel pieno della maturità. Tra qualche mese mi sposerò e vorrei avere subito dei figli, o adottarli». E magari iniziarli anch'essi alla danza. Come fecero i suoi genitori con lei all'età di sei anni. «Insieme al nuoto, al pianoforte e al canto facevo danza due volte la settimana racconta . Poi una signora consigliò a mia madre di tentare un'audizione a Milano. Provammo. E passai al primo corso alla Scala. Mi piaceva e mi divertiva, ma stare lontano dalla famiglia mi faceva soffrire. E non capivo se era quello che volevo fare. Mi sono resa conto della passione per la danza verso i 13 anni quando volevano mandarmi fuori dalla scuola.
Per quale motivo volevano mandarla via?
Perché non ero flessibile ed elastica. Ma la mia insegnante ha insistito per tenermi perchè vedeva delle potenzialità in me soprattutto a livello artistico. Ho lavorato tanto con vari insegnanti e sono migliorata fino ad arrivare all'ottavo anno, capendo che sarebbe stata la mia professione.
Poi un maestro l'ha spinta a fare un'audizione al Royal Ballet, dove l'hanno presa subito. Un fatto raro dato che, è risaputo, il Royal Ballet è una compagnia chiusa e le selezioni per il corpo di ballo avvengono solo all'interno della stessa scuola. Com'è stato quel periodo?
Non parlando l'inglese, è stato difficile soprattutto con la lingua. E ci sono state persone, come Viviana Durante, che mi hanno aiutato moltissimo. Entrando poi nella compagnia, voluta da Monica Mason (l'attuale direttrice, ndr) che mi riteneva perfetta per lo stile di Kenneth Mc Millan, oltre a delle reazioni non positive sono subentrate anche delle gelosie, come succede dappertutto, quando, già al primo anno, ho cominciato a interpretare ruoli importanti.
Il coreografo Glen Tetley l'ha voluta, dopo solo sei mesi che stava in compagnia, nel Ballett imperial di Balanchine accanto ad altre tre grandi protagoniste; quindi Christopher Wheeldon l'ha scelta per i suoi primi pezzi di coreografia; e alla fine 1992 è nel ruolo principale di "Mayerling". Da lì è cominciata la sua carriera. Ha un modello di ballerina a cui si è ispirata?
E' sempre stata la Ferri perché è la prima ballerina che ho visto: vederla nel Romeo e Giulietta mi ha ispirata. Poi con l'andare degli anni ci sono state tante altre che ho ammirato in momenti diversi della mia carriera, e dalle quali ho imparato molto: la Makarova, Silvye Guillem, Viviana Durante, la Fracci, unica nella sua Giselle. Ma ancora adesso, guardando le più giovani che entrano in compagnia, anche se inesperte, si può imparare.
Come definirebbe in una parola McMillan?
Unico. Un genio. Personalmente non lo conoscevo bene, però facendo tanti suoi balletti sono riuscita a conoscerlo attraverso di essi, e ho capito che persona fosse. Sento sempre la sua presenza. Sua moglie mi ha spesso detto che se fosse ancora in vita sarei stata una sua musa ispiratrice.
Lei ha interpretato anche brani di coreografi di danza contemporanea come Forseyth, Kylian Mats Ek ….
Purtroppo, di ognuno, in un solo balletto, ma mi piacerebbe molto lavorare ancora con loro. Con chi desidererei tantissimo lavorare è Pina Bausch. Ho anche detto a Monica Mason che finchè la Bausch non verrà al Royal Ballet non farò nessun balletto moderno in questa compagnia.
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