Accantonate le provocazioni, almeno tematiche, delle ultime tre edizioni, Ismael Ivo, al suo quarto incarico come direttore della Biennale Danza di Venezia, rende omaggio alla bellezza. Concetto inafferrabile, controverso, indefinibile al quale Ivo cercherà di dare, con la scelta di coreografi e spettacoli, una sua visione estetica. Per cercare di emozionarci. Col titolo "Beauty", il coreografo e danzatore brasiliano estende la sua ricerca sul corpo iniziata con Body Attack, Under Skin, Body & Eros, e crea una nuova corrente di scambio tra danza e mondo contemporaneo quasi a chiudere un discorso ampio, inesauribile, affascinante sul concetto di bellezza quale ossessione dei nostri tempi, mito di una società fondata sull'apparire e sulla mercificazione del corpo. La bellezza è infatti un nodo centrale di tutta l'arte e il pensiero occidentali. E il corpo, da sempre, è il sensore d'elezione di ciò che oggi si può chiamare bellezza. A dibattere su questo tema, in una giornata di simposio che aprirà il Festival il 14 giugno alle Corderie dell'Arsenale, oltre a danzatori e coreografi parteciperanno anche studiosi, scrittori e giornalisti come Germaine Greer, la provocatoria autrice de "L'eunuco femmina", o l'artista e fotografo David Michalek, la saggista e giornalista telematica Loredana Lipperini, il professore di "Black Studies" all'Università della California Jeffrey Stewart. Ma soprattutto sarà la grande danza a declinare il tema della bellezza, secondo stili e pensieri diversi delle compagnie internazionali invitate. A inaugurare il Festival sarà "Slow Dancing", di David Michalek: 46 brevi sequenze coreografiche, interpretate da altrettanti danzatori e coreografi, dilatate all'infinito e proiettate in simultanea su tre megaschermi, visibili per tutto il periodo del festival. Il ricco cartellone vede il Ballet de Marseille di Frédéric Flamand, che in "Métamorphoses" dà corpo alle fantastiche ibridazioni del testo di Ovidio, complici i designer brasiliani Humberto e Fernando Campana; la Bonachela Dance Company guidata dallo stesso Rafael Bonachela, in "Square Map of Q4" che innesca con potente dinamismo un cortocircuito tra umano e digitale. Torna il rigore formale e il segno radicale della compagnia statunitense di Stephen Petronio con un team di artisti, che presenta il trittico "Beauty and the Brut", "Bloom" e "This is the Story of a Girl in a World". L'afroamericana Francesca Harper del Ballett Frankfurt di Forsythe, oggi leader di un gruppo di artisti con cui spazia dalla danza all'arte concettuale alla musica, presenterà un pezzo ispirato al tema del Festival, "The Fragile Stone Theory 2K8 / Interactive Feast". E ancora: il franco-albanese Angelin Preljocaj, fra le massime personalità della coreografia internazionale, insieme alla sua compagnia porta un dittico focalizzato sul binomio danza/musica "Eldorado (Sonntags Abschied)", nato da un brano di Karlheinz Stockhausen, e lo storico pezzo "Larmes Blanches"; il britannico Wayne McGregor con la Random Dance, questa volta spinge la sua volontà di sperimentazione nei territori dell'intelligenza artificiale, immaginando agenti che possano "pensare coreograficamente", e crea con "Entity" una nuova, poetica sintesi tra scienza e arte; Susanne Linke, tra le massime artefici del Tanztheater tedesco, riscrive un assolo caposaldo del suo percorso artistico, "Schritte Verfolgen II – reconstruction"; infine Alonzo King, raffinato esponente del rinnovamento del balletto classico, leader del Lines Ballet, a Venezia con un dittico: „Rasa" e Irregular Pearl. Tra le presenze italiane il Balletto Civile di Michela Lucenti con la sua cifra originale che integra parola canto movimento, presenta "Creatura", commissionato dalla Biennale di Venezia. Accanto alla Lucenti la Biennale di Venezia ha affidato il compito di pensare coreograficamente il tema della bellezza ad altri due artisti, esponenti di una danza italiana che si è principalmente formata all'estero prima di tornare a operare in patria: Mauro Astolfi con la sua compagnia Spellbound Dance Company, ha trovato ispirazione nel mito di „Don Giovanni - Il gioco di Narciso"; e il ventisettenne Mauro De Candia con l'assolo Chain of Feathers, ha pensato a "un corpo che disegna stati d'animo e visioni oniriche". Un capitolo a parte all'interno del Festival di Danza occupa lo spettacolo sperimentale „La bambola di carne", opera di "polifonia mediatica", ispirata al celebre film muto di Ernst Lubitsch e ideata da Letizia Renzini con la danzatrice Marina Giovannini, la vocalist Sabina Meyer e l'architetto e illustratore Paolo Fiumi. Coprodotto dalla Biennale con Dance Umbrella e ImPulsTanz, due fra i massimi appuntamenti internazionali di danza contemporanea, e parte di un progetto più ampio avviato dalla Biennale stessa e sostenuto dal Programma Cultura dell'Unione Europea (European Network of Performing Arts - Enparts), "La bambola di carne" debutterà in prima assoluta a Venezia per essere successivamente rappresentato a Londra e a Vienna. Con la motivazione di aver "saputo imporre con la forza del genio e della grazia una sua visione inconfondibile del balletto contemporaneo", il Leone d'oro, il prestigioso riconoscimento dedicato alla carriera che lo scorso anno aveva premiato Pina Bausch e nel 2006 Carolyn Carlson, quest'anno è stato attribuito al praghese Jirí Kylián, coreografo e anima del Nederlands Dans Theater, che sarà premiato il 17 giugno alle 19.30 presso il Teatro Malibran.
6. Festival Internazionale di Danza Contemporanea, Venezia, dal 14 al 29 giugno.
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