È una città scintillante la Lisbona del 1938 nonostante la dittatura di Salazar, la crescente insofferenza verso gli ebrei, il generale clima di intimidazione e la censura sulla stampa. Ma nella bella scena di Alessandro Chiti, divisa in due, Pereira osserva in trasparenza i colori, le danze, la vita come se fosse altro da sé. Dalla sua esistenza dignitosa e discreta, dall'essere giornalista sì del quotidiano «Lisboa» ma senza firma. È un uomo anziano, vedovo e malato che si sente in procinto di morire, si interroga sull'anima, pensa a Dio in un osservatorio lontanissimo e infinito. «Sostiene Pereira», le parole iniziali dell'omonimo romanzo civile di Antonio Tabucchi da cui è tratta la versione teatrale di Gianni Guardigli e Teresa Pedroni, le scandisce più volte, in chiaro accento portoghese, il narratore (Amandio Pinheiro) a lato della scena, introducendo i vari momenti di un'estate irripetibile, il passaggio da una quotidianità opaca e protettiva a una presa di coscienza politica e civile attraverso l'incontro di Pereira con i giovani Monteiro (Stefano Scherini) e Marta (Elena Ferrari) che con coraggio hanno scelto di opporsi al regime.
Pereira ha qui il volto e i tratti eleganti di Paolo Ferrari. Dopo la morte della moglie, le traduzioni dei grandi dell'Ottocento francese, che Pereira pubblica sulla pagina culturale di cui è responsabile, sono diventate il suo unico scopo di vita fino a che le vicende dei due giovani gli spalancano l'altro universo. Scatta in lui un grande bisogno di pentimento, un desiderio di riscatto, di non sentirsi più ospite del passato o turista del presente ma frequentatore del futuro. E, riflettendo sulle teorie del dottor Cardoso (Gianluigi Fogacci), riesce a dare un nome alla propria inquietudine, al demone che cova in lui.
Quando la polizia irrompe in casa sua e uccide Monteiro, Pereira sente che è giunto il momento di far udire la propria voce e di uscire allo scoperto. Pubblicherà sul giornale, firmandolo, un lungo articolo di denuncia dell'omicidio e del regime che Paolo Ferrari legge con tutta la forza e la determinazione di cui il nuovo Pereira, finalmente libero di ascoltare il proprio io, sa essere capace.
«Sostiene Pereira», con Paolo Ferrari, regia di Teresa Pedroni, Teatro Carcano di Milano, fino all'11 maggio; Teatro Giacosa di Ivrea, 12 e 13 maggio.