Dopo il riuscito lancio dello Sputnik nel 1957 - che ha un impatto devastante sul mondo occidentale, lasciandolo senza parole di fronte al comunismo esultante - gli Stati Uniti incassano una seconda sconfitta nella "guerra spaziale" con l'Urss il 12 aprile 1961, quando un essere umano, Yuri Gagarin a bordo della Vostok 1, raggiunge per la prima volta lo spazio. Il suo exploit costituisce un enorme successo propagandistico per l'immagine della tecnologia e della potenza sovietica.
Shepard risponde a Gagarin
«Siamo indietro», dichiara il presidente John Kennedy e il 5 maggio il comandante Alan B. Shepard, 23 giorni dopo Gagarin, compie un volo suborbitale di quindici minuti fino a 485 chilometri dalla terra. Nella sua capsula Freedom 7 Shepard, durante il volo, esclama: «Che magnifico panorama», a conferma dell'eterno ottimismo americano, ma la sua performance tecnologica è inferiore a quella sovietica.
La Nasa ha sparato in verticale un ragazzo coraggioso che, senza percorrere orbite terrestri, piomba verticalmente come un sasso nell'Atlantico. L'America non è in grado di rispondere subito con un'impresa sofisticata e, nella gara di velocità fra le due potenze, deve assolutamente stringere i tempi.
Prende la parola Kennedy
Il 25 maggio Kennedy alza la posta in gioco, annunciando al Congresso americano e al mondo che, entro il decennio, gli Stati Uniti manderanno un uomo sulla Luna grazie al programma Apollo. Le parole del presidente sono molto chiare: «Credo che questo Paese debba impegnarsi a realizzare l'obiettivo, prima che finisca il decennio, di far arrivare un uomo sulla Luna e farlo tornare sano e salvo sulla Terra. Non c'è mai stato nessun progetto spaziale così impressionante per l'umanità, o più importante per l'esplorazione dello spazio; e nessuno sarà così difficile e così costoso da realizzare...». Kennedy ha lanciato la sfida, ora la palla passa al Congresso, che deve approvare i finanziamenti, e agli scienziati americani, pianificatori della missione Apollo, che devono trovare la "chiave" tecnologica e minimizzare il rischio di perdere vite umane.
La sfida sarà vinta
Il programma Apollo, studiato dalla Nasa e dalle maggiori società aerospaziali americane, prevede diciassette voli, di cui undici con esseri umani a bordo. Motivato, almeno parzialmente, da considerazioni psico-politiche, in risposta alle percezioni persistenti di inferiorità americana in piena guerra fredda, risulterà un successo. L'investimento è massiccio: navicelle Apollo e razzi Saturn costeranno circa 25,4 miliardi di dollari del 1969.
L'operazione che, sul piano politico, tecnico ed emotivo, lascerà il segno più profondo sarà l'allunaggio del 20 luglio 1969 della missione Apollo-11. Il modulo lunare Eagle si poserà in una regione chiamata Mare della Tranquillità e due astronauti, il comandante Neil Armstrong e Buzz Aldrin, metteranno piede sulla Luna. Un terzo li attenderà in orbita per ricondurli a casa, dove saranno portati in trionfo. Sulla Luna resterà una targa di acciaio inossidabile che dice: «Qui, uomini del pianeta Terra posero piede sulla Luna per la prima volta nel luglio 1969. Siamo venuti in pace, a nome di tutta l'umanità». A dodici anni dallo Sputnik, l'America vince la gara dello spazio. Quanto a Shepard, il rivale di Gagarin, sarà l'unico uomo, nel 1971, a giocare a golf sulla Luna, e la palla, provando la forza di gravità lunare, finirà in una buca.
