«Ingegnere, il Senatore vuole una vettura piccola ed economica, che possa essere venduta a 5mila lire. Se la sente di disegnarla?». L'Ingegnere è Dante Giacosa, 28 anni, astigiano, alla Fiat da qualche anno. Il Senatore è Giovanni Agnelli, fondatore nel 1899 della Fiat. Siamo nel 1933, da pochi giorni è stata lanciata la Balilla, ma Agnelli vuole qualcosa di diverso. E l'avrà.
La piccola grande vettura
Giacosa si mette al lavoro e nel '34 il prototipo è pronto per i primi collaudi. Nel '36, il 15 giugno, la 500, così è il suo nome, viene lanciata. Qualche giorno prima Mussolini ha voluto guidarla personalmente sui viali di Villa Torlonia improvvisando uno slogan: la "vetturetta del lavoro e del risparmio". Un motore da mezzo litro, una cilindrata motociclistica su un'auto leggera, comoda, agile, 85 chilometri all'ora, sei litri di benzina ogni cento chilometri, la 500 spicca il volo. Il "Corriere della Sera" riprende lo slogan di "piccola grande vettura", ma, improvviso, si diffonde il nomignolo "Topolino". Chi l'abbia chiamata così per la prima volta non si sa, ma è certo che attecchisce rapidamente. Per tutti quella è la Topolino e basta. Un piccolo topo, davvero, dal muso affilato, il passo furtivo, la puntuale generosità. In fondo sono le stesse doti del personaggio più indovinato dell'ampia collezione di Walt Disney.
Il fascismo è appiedato
La Topolino, simpatica e fedele amica a quattro ruote, debutta nel '36 in un momento favorevole. Dimenticata la depressione, superato l'impatto delle sanzioni, per gli italiani si aprono nuovi orizzonti e la 500 sembra in grado di aiutarli a raggiungerli. In realtà, poi non sarà così e la Topolino attraverserà il fascismo che va alla guerra senza incidere profondamente su un automobilismo statico di fondo. Per lo sviluppo dell'auto il regime fa poco; in pratica lascia fare. Alla vigilia della guerra il fascismo è appiedato (290mila auto circolanti su 44 milioni di abitanti), come è appiedato l'esercito, le cui armi sono il traino animale e il podismo. In un'economia chiusa la corsa all'auto fatica. E la motorizzazione si blocca in attesa del futuro.
L'auto di tutti
Durante la guerra la Topolino sopporta l'odissea degli sfollamenti e sfida i mitragliamenti. Ma solo nel dopoguerra diventa l'auto di tutti, piccolo e prezioso mezzo che accompagna gli italaini di fine anni Quaranta al mare, ai laghi, faticosamente sulle salite, alle sale da ballo dove impazza il boogie-woogie o a seguire in trasferta la squadra del cuore. Anche grazie a quel "piccolo topo" lanciato nel '36 e poi ampiamente aggiornato l'orizzonte della vita sociale del Paese si allarga al di là del suono delle campane del villaggio. Gli italiani apprezzano una libertà di movimento cui non sapranno più rinunciare. Poi verranno la 600 e la nuova 500. Ma questa è un'altra storia.