Il 1° maggio 1947 una folla di contadini, uomini, donne e bambini, si assiepa festosa a Portella della Ginestra. Improvvisamente l'aria è stracciata dalla mitraglia. L'odore del sangue si mescola all'aroma dei cibi. Sulla collina rimangono 1.800 bossoli e la vallata si riempie di lamenti. Il bilancio della mattanza è di 11 morti e 56 feriti. Salvatore Giuliano e la sua banda hanno fatto un "buon lavoro".
Il re di Montelepre
Lui, il "re" di Montelepre, è un bel ragazzo dagli occhi beffardi, con una confusa aspirazione alla giustizia sociale e il mitra sempre in mano. Quando fa a pezzi i braccianti a Portella della Ginestra, imperversa in Sicilia da due anni, imprendibile, esibizionista, megalomane e crudele. è diventato il "padrone" di una terra fatta di pietre spaccate e di mulattiere polverose: una Sicilia aspra e diseredata dove si mescolano e si scontrano latifondisti, politici, mafiosi, i veleni dell'indipendentismo e un ribellismo picaro e senza speranza. Un cocktail esplosivo. Turiddu vende se stesso e la propria banda al miglior offerente: è un colonnello alla Fra Diavolo, un "pupo" manovrato. Fra poco resterà solo, non servirà più, diventerà un cinghiale accerchiato e la sua parabola cruenta, come da copione, si chiuderà in una sanguinosa notte d'estate.
«Hanno ucciso Turiddu»
Siamo nel 1950 e l'Italia è in piena stagione centrista. De Gasperi presiede il suo quarto Gabinetto, al Quirinale è salito il liberale Einaudi, la Celere di Scelba veglia sull'ordine pubblico e con l'aiuto del Piano Marshall sta per concludersi la ricostruzione. La notizia piomba sugli italiani il 5 luglio ed è una bomba: è stato ucciso Salvatore Giuliano, assassinato (ma lo scoprirà il giornalista Tommaso Besozzi sbugiardando i carabinieri) da uno dei suoi "picciotti" per denaro e viltà.
Due colpi di pistola
Con i due colpi di pistola di Gaspare Pisciotta si conclude la stagione sporca e romantica del banditismo. Le plebi siciliane perdono il loro Robin Hood e la fiaba popolare continuerà a portare fiori sulla sua tomba. Ma chi è, al di là della retorica, Salvatore Giuliano? Chi lo usa? E quale patto segreto stringe lo Stato con la mafia per eliminarlo?
Le tre facce di un uomo
Turiddu è un brigante arcaico legato all'aspro ambiente contadino della sua terra ma è anche un bandito contemporaneo, un guerrigliero, un assassino feroce (quasi 150 gli omicidi della sua banda), autore a Portella della Ginestra della prima delle stragi politiche che insanguineranno il Paese. Giuliano, però, ha anche una terza dimensione: è un eroe romantico, il mito che spera in un riscatto civile per sé e la propria terra da costruire attraverso i rapporti con la politica, un progetto velleitario e suicida. A decretarne la fine è, infatti, proprio il legame perverso con il separatismo, le strutture deviate dello Stato e la mafia, che lo usa e poi ne negozia la testa, abbandonandolo al suo destino. Che sarà sancito dai colpi di una calibro 9.