Venezia, inizio del 1500. Moses Conegliano si rivolge a un gruppo di concittadini e dice: "L'acqua che protegge questa città è meglio di qualsiasi muraglia". Ha così inizio la vicenda veneziana della famiglia ebraica dei Conegliano, che scappa dalla terraferma veneta per trovare rifugio dalle milizie della Lega di Cambrai. Una saga che ruota attorno alla figura del mercante Moses, "Il Mercante di Venezia" appunto, titolo volutamente ripreso dall'opera di Shakespeare, della quale però riprende solo l'ambientazione.
Raccontata da Riccardo Calimani è la storia di Venezia vista da un osservatorio diverso: quello degli ebrei che l'hanno vissuta e fatta crescere, che vi sono approdati cercando rifugio e trovando ospitalità, ma quasi mai vera amicizia. E' la storia di quei nomi che ancora oggi la abitano, dei Luzzatto, dei Todesco, dei Coen. E molto probabilmente anche dei Calimani, che da secoli vivono a Venezia.
Moses Conegliano è il patriarca di un agiata famiglia che nel 1508 giunge in laguna da Treviso, passando dal commercio dei panni a quello dei libri. Il nome scelto per lui dall'autore richiama a un ruolo di capostipite, che conduce la famiglia verso la salvezza. E in effetti Moses ci crede nell'avventura veneziana. Vede in Venezia un faro di civiltà, l'unico luogo in cui il suo popolo viene tutelato e lo ritiene il posto ideale dove far traghettare la sua famiglia e dare un futuro sereno alle prossime generazioni. Ma la realtà con cui si trova a convivere è ben diversa. Venezia accoglie il popolo ebraico, lo accetta, ma solo perché portatore di ricchezza e denaro. Gli ebrei sono tollerati, ma pagano quella ospitalità. Possono vivere, ma non integrarsi, non devono confondersi con gli altri abitanti e meno ancora stabilirvi relazioni profonde. Tanto che - tra segnali infausti, come il violento terremoto del 1511 che scuote la città, l'incendio dell'Arsenale e delle botteghe di Rialto, le processioni di angeli e flagellanti e predicatori che annunciano la fine del mondo per mano ebraica - a pochi anni dallo sbarco dei Conegliano, il governo della Repubblica stabilisce che tutti gli ebrei debbano vivere in un'unica zona della città, scegliendo il campo, che si chiamerà Ghetto Nuovo, le cui porte sarebbero state chiuse di notte, nella parrocchia di San Girolamo e dando il via ad una triste pratica presto imitata in tutto il resto d'Europa.
Il dramma della storia si intreccia così con quello di Moses e della sua famiglia: il figlio Davide parte per l'Oriente, il primogenito Gabriele, insofferente e ribelle ripudierà la religione del padre per farsi cristiano senza trovare mai pace, la figlia Stella legata al potente patrizio Francesco Sebastiano Giustiniani, ma separata da lui dalle leggi della società civile.
Il romanzo di Calimani ha il passo leggero del romanzo e la precisione del saggio storico. Indaga con un occhio nuovo l'ebraismo veneziano, entrando nelle case, facendo vedere il vissuto delle famiglie, dai matrimoni alle circoncisioni, alla pasqua celebrata in una casa veneziana dell'inizio del Cinquecento.
Una narrazione brillante che scorre veloce pagina dopo pagina, fino al rogo, in Piazza San Marco, dei libri sacri editi dagli stampatori ebrei. "La storia non è finita qui", dice Francesco Sebastiano Giustiniani. E in effetti è solo una pagina del difficile futuro degli ebrei del Ghetto. La cui storia potrebbe proseguire assieme a quella dei Conegliano attraverso la penna di Calimani.
Il Mercante di Venezia
Riccardo Calimani
Mondadori
Euro 18,50
www.librimondadori.it