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14 luglio 1948: l'attentato a Togliatti

di Marco Innocenti

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Folla in piazza Duomo per protestare contro l'attentato a Togliatti (Archivio Toscani/Gestione Archivi Alinari, Firenze)


«Hanno sparato a Togliatti». La notizia fulmina gli italiani intorpiditi dal caldo il 14 luglio 1948. La voce dell'attentato si sparge a macchia d'olio e dall'Italia profonda sale un'esclamazione che sa di imprecazione: «Madonna, è Togliatti». A tre mesi dalle elezioni che hanno punito il Fronte popolare, Antonio Pallante, un esaltato studente di destra, offre al Pci la carta della rivincita.

Una scarica di rabbia
Mentre Togliatti si risveglia dall'anestesia la rabbia del popolo di sinistra si scarica in una serie di confuse manifestazioni a metà strada fra la jacquerie e l'insurrezione. Cortei imbandierati di rosso, furiosi come una piena in Polesine, battono le strade d'Italia. Il sincero dolore di compagni e simpatizzanti, l'angoscia, la voglia di rivoluzione e di rivincita si sommano e caricano le ore di paura. Il Paese è percorso da una scossa elettrica: operai e contadini in piazza, sciopero generale prima spontaneo poi ufficiale, l'urlo della folla in marcia, le fabbriche occupate, le sedi cattoliche devastate, le camionette della Celere in azione, i comizi del Pci, i primi colpi, le prime violenze.

Si spara
Il 15 compaiono i mitra: i dimostranti sparano, i celerini rispondono, si contano i primi morti. Togliatti ha invitato alla calma, ma l'Italia è un vulcano. Genova, Firenze, Torino e Venezia sono in rivolta. Il Governo mette in campo l'esercito. Sono le ore più drammatiche della breve storia repubblicana. Siamo nell'anticamera della guerra civile. In un Paese fermo - niente giornali, tram nelle rimesse, treni bloccati, Borsa chiusa - Scelba parla alla Camera. «È l'unico democristiano con gli attributi», dicono di lui, e non sbagliano. Le sue parole sono chiare: il Governo è in grado di controllare la situazione, polizia, carabinieri ed esercito non cedono alla piazza. Mostrando con energia la faccia legale del Paese, il ministro degli Interni di De Gasperi sta vincendo la sua battaglia.

La "bomba" Bartali
Mentre il pomeriggio tende alla sera giunge dalla Francia una notizia "bomba". Bartali, a 34 anni, ha distrutto Bobet e Robic sulle montagne del Tour. Grazie al suo potere sedativo la passione sportiva decongestiona quella politica. Il "vecchio" catalizza le emozioni degli italiani e contribuisce a sciogliere i grumi dell'odio. Un salvatore in più per l'Italia, che si aggiunge a Scelba, a Togliatti, al "pompiere" Stalin e forse a se stessa, perché, alla fine, a fatica, prevale il buonsenso. E la rivoluzione rientra nel cassetto.

Godiamoci l'estate

L'estate rovente del '48 va in archivio, portandosi dietro una guerra civile che non c'è stata e un bilancio pesante: 30 morti e 800 feriti. Con il suo aspetto bonario e il suo profondo cinismo Nenni giustifica la violenza. Alla Camera cesella una similitudine: «Che volete? Quando il fiume esce dal suo letto...». E l'Italia di tutti i colori politici va a godersi l'estate, la bella estate di Cesare Pavese.

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