Per troppo tempo gli uomini hanno pensato che la felicità dipendesse dal livello dei consumi. Per assicurarsene una fetta sempre maggiore hanno così dedicato al lavoro una quota sempre più alta del loro tempo. Così facendo hanno però finito col sacrificare le relazioni umane che costituiscono invece il principale generatore di felicità. Il risultato è che col tempo la quota di infelicità ha finito con l'assumere proporzioni intollerabili. Negli ultimi anni, per fortuna, grazie anche all'esplosione dei nuovi media partecipati come Blog, YouTube, MySpace, Flickr, Wikipedia - si è andato imponendo un modo di ragionare che torna a mettere di nuovo al centro della vita le relazioni fra i singoli. Singoli "visti non più come consumatori, risparmiatori, lavoratori e così via, ma come persone che si connettono e che cercano una felicità che deriva dal valore di ciò che non ha prezzo". Che esula insomma dalla dimensione monetaria. È questa, in estrema sintesi, la tesi di fondo di Economia della felicità, un saggio scritto per Feltrinelli dal giornalista Luca de Biase, responsabile di ‘Nova', l'inserto settimanale del Sole 24 Ore dedicato all'innovazione. Un libro che racconta una storia con due trame - la trasformazione dei media e l'evoluzione dell'economia – o, per dirla con De Biase, "due segnali di un solo profondo fenomeno".
Superare la retorica della crescita
Secondo l'autore fondatore, fra l'altro, della community di giornalisti Reporters Online – "i modelli tradizionali per leggere l'economia non sono più in grado di rispondere alle domande relative alla felicità delle popolazioni dei paesi sviluppati e di quelli che hanno da qualche tempo imboccato la via dello sviluppo". Oltre un certo limite – è il ragionamento - la crescita economica non è più in grado di assicurare la felicità. L'aumento indefinito del consumo implica, infatti, una spinta indefinita di lavoro necessario a finanziarlo e di tempo da dedicare all'attività professionale. A scapito, appunto, delle relazioni umane, dei rapporti personali - familiari, amorosi, d'amicizia – e dell'apertura in genere verso gli altri in termini di curiosità, creatività e apertura intellettuale. È necessario, dunque, un cambio di mentalità, un superamento della ‘retorica della crescita'. Insomma un vero e proprio ribaltamento dei valori. Come sostengono da tempo ricercatori del calibro di Daniel Kahneman, Richard Layard, Andrew Oswald e Richard Easterlin che non a caso negli ultimi tre o quattro anni hanno visto crescere le citazioni dei loro lavori e le traduzioni dei loro libri. L'input che arriva da questi ricercatori - sostiene De Biase - è che oggi ‘il bene scarso' - da sempre l'oggetto della scienza economica è costituito anche dai rapporti interpersonali spontanei. Come dimostra fra l'altro l'esplosione dei media partecipati, segno tangibile della necessità di riappropriarsi dell'antico ‘passaparola', seppure declinato nella versione tecnologica.
L'invito, in altre parole, è di non considerare il pil come l'unico metro di misura per valutare la ricchezza di un paese e della sua popolazione. Da sola, infatti, questa misura è incompleta: dice quanta ricchezza monetaria c'è all'interno di un territorio, ma non quanta felicità c'è fra i suoi abitanti. Al pil, insomma, dovrebbe essere quanto meno affiancato un indicatore di felicità umana. Che l'economia della felicità non sia solo un tema da intellettuali snob lo testimonia fra l'altro anche il convegno organizzato a Roma l'anno scorso dall'Ocse - ‘Is happiness measurable and what do those measures mean for policy?' – in cui è stato sottolineato come si sia probabilmente "molto più vicini di un tempo a misurare quanto sono felici le persone e a comprendere più chiaramente alcuni aspetti del benessere individuale".
«La visione del mondo implicita nell'economia tradizionale, insomma, può e deve essere rivista", scrive De Biase. Un invito senz'altro da raccogliere se non altro come sottolinea l'autore – per
"ricompattare la società su progetti condivisi».
Economia della felicità
(Luca de Biase, Feltrinelli, pagg 200 - euro 13,50)