La città multiculturale e multietnica. Dove un abitante su tre è nato all'estero. La città che sale verso l'alto, con i grattacieli delle banche e dei mercati lanciati verso il cielo. La città della conoscenza e della comunicazione, con quarantatré istituti di formazione superiore e centinaia di migliaia di studenti. La città delle celebrities e dello shopping estremo. La città delle città. E' quella che Marco Niada racconta ne «La nuova Londra, capitale del XXI secolo». Edizioni Garzanti.
Corrispondente dalla City de Il Sole 24 Ore dalla capitale britannica, Niada ha vissuto l'evoluzione e i cambiamenti. Dalla fine della cura Thatcher alla trasformazione blairiana. Da ex capitale di un impero coloniale in ritirata, a nuova «cosmopoli». «Londra è la città che ha saputo più trarre frutto dalla globalizzazione», osserva Niada. A ispirare il libro è stata proprio «la crescita di un milione di abitanti, un aumento del 15 per cento in poco più di un quindicennio, sotto impulso di ondate di stranieri». E l'immigrazione è termometro del successo di un Paese. Non meno di quel milione di abitanti in più, Niada ammira un incremento ben più ridotto, ma per lui quasi altrettanto significativo: l'aumento di tredicimila posti nel settore della finanza. Mentre New York ne perde altrettanti. La sfida tra Wall Street e la City: è questo un altro tema del libro. Un confronto che Londra potrebbe vincere grazie ad una maggiore flessibilità e spregiudicatezza. E una più lieve regolamentazione. Negli affari, nella vita. Un incredibile amore per il rischio.
Ma se l'Urbe della Regina sta sfuggendo brillantemente al destino declinante di tante ex teste d'impero, non è soltanto una questione di obbligazioni internazionali e derivati «over the counter»; di cambi e compravendita di società multinazionali. Tutte cose in cui Londra ha già superato ogni altra piazza europea. La sua vera forza - e per il futuro un'assicurazione degna dei Lloyds - sono «i milioni di talenti» che irrorano i suoi college, le università, le società di servizi, le istituzioni finanziarie. In un coacervo di nazionalità, culture, religioni, che oscilla sempre fra la sinfonia e la cacofonia. E in cui la forza fagogitante della capitale talvolta fallisce. Si pensi agli attentati del luglio del 2005. O alle decine di adolescenti morti nelle guerre fra gang nel 2007, alle migliaia di bambini abbandonati a se stessi. O ancora ad una «sottoclasse bianca» ex operaia sempre più «povera, ignorante e obesa». Ma è una scommessa, quella della crescita continua verso il futuro, che Londra gioca senza tentennamenti né autoindulgenza. A costo di ritrovarsi «otto milioni di estranei». A costo di cambiare pelle, di vestire un'epidermide sempre più scintillante, punteggiata di celebrità assortite, di istrioni e cantanti, di calciatori e stelline del fashion. Arabi e indiani, russi e italiani. Sì, proprio dei «britaliani» di successo (artisti, attori, calciatori, imprenditori, finanzieri, perfino politici) «La nuova Londra» offre una mappa divertita e dettagliata. Gente che a Londra va sempre più di moda, almeno quanto il vino e i ristoranti: con quei nomi un po' così, da «Napulè» a «Aglio e olio», da «Caravaggio» a «Luna Rossa». Un racconto affollato di nomi, di luoghi, di storie e di avvenimenti, che oscilla tra la storia e la cronaca del futuro più o meno prossimo. Un libro denso, cangiante e multiforme. Quasi come la Londra dinamica e globalizzata cui è dedicato.
«La nuova Londra - Capitale del XXI secolo»,
di Marco Niada,
Garzanti
pagg. 305, euro 27,50.