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Ulbricht ordinò: sia raso al suolo

di Alessandro Melazzini

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14 agosto 2008

A testimonianza della poliedrica attività pubblicistica di Joachim Fest (1926-2006), esce questo mese in Germania Flüchtige Größe [Fuggevole grandezza] un suo volume postumo di saggi dedicati all'arte e alla letteratura. Nel pezzo scritto un anno dopo la caduta del Muro e qui presentato da Il Sole 24 Ore – Domenica in anteprima italiana lo storico, biografo di Adolf Hitler e del suo architetto Albert Speer, prende netta posizione a favore della ricostruzione del castello di Berlino, danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale e raso al suolo pochi anni dopo per volere di Walter Ulbricht, capo della DDR. Sulla centralissima area che ospitava il maestoso edificio sorse il Palazzo della Repubblica, un cuboide polifunzionale in vetro e cemento inaugurato nel 1976 e attivo fino al 1990, quando venne chiuso per il pericolo cancerogeno derivante dall'amianto contenuto nella sua struttura. Negli anni successivi, ripulito dal materiale nocivo e sventrato al suo interno, il moribondo Palazzo della Repubblica ospitò mostre e installazioni di artisti stimolati dalla possibilità di esporre in una sorta di "rovina vivente". Nel 2006 e dopo accese polemiche, venne avviato lo smantellamento definitivo dell'imponente edificio, operazione complessa e tuttora in corso.

Per il 2010 è invece previsto l'inizio di quella ricostruzione del castello berlinese così perorata da Joachim Fest nello scritto qui presentato. Anche se il bando di concorso è ancora aperto, già è stabilito che verranno ricostruite tre delle facciate barocche, mentre quella sul fiume Sprea avrà forma moderna. Nel nascente complesso risiederà anche lo Humboldt-Forum, uno spazio dedicato alle culture e alle scienze extraeuropee, considerato il più importante progetto culturale della Repubblica Federale Tedesca e che aspira a diventare il Centre Pompidou del Ventunesimo secolo.

Come la recente apertura sulla Pariser Platz del massiccio edificio ospitante l'ambasciata americana ha riportato a nuova completezza la storica piazza sulla Porta di Brandeburgo, così la ricostruzione del castello riempierà un vistoso buco in quella zona nel cuore di Berlino che, oltre ad essere un'isola culturale tra le più importanti della Germania, è pure un centro scientifico di rango. Oltre al Duomo e svariati musei, tra cui il Pergamon, nei pressi del futuro castello hanno sede infatti la Biblioteca Statale di Berlino e la "Humboldt-Universität".

Ma la ricostruzione del "Berliner Schloss" è solo il più grandioso e discusso dei vari progetti architettonici volti a restituire alle città tedesche gli antichi simboli di una tradizione urbana crollata in macerie sotto le bombe prima, e poi spazzata via nella seconda metà del Novecento da quelle correnti moderniste che oggi appaiono invece a molti cittadini come datate. Il completamento nel 2005 della cattedrale di Dresda, letteralmente risorta dalle rovine, è stato il detonatore di un'onda storicista arrivata tra l'altro anche a Francoforte. Nella metropoli più verticale della Germania infatti si è deciso quest'anno di abbattere alcune bruttezze del centro per far spazio a una nuova città vecchia, ripescando dai magazzini comunali putti, cariatidi, fauni, angeli e tutte quelle testimonianze dell'arte tardogotica, barocca e rococò salvate dagli incendi del 1944.

Quanto al castello di Braunschweig, la sua ricostruzione, portata avanti con finanziamenti privati, è terminata l'anno scorso. Fortunatamente troppo tardi perché Joachim Fest potesse accorgersi che dietro alla regale facciata del nobile palazzo si è comodamente acquartierato un enorme centro commerciale.

alessandro@melazzini.com

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