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GIOCOPENSANDO / Un «nonsense» di rime impudiche

a cura di Giuseppe Antonelli

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18 agosto 2008
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Prova di pronuncia
«Nei lunghi e tormentati inverni, / che adesso volgono al termine, / è stata estranea troppe volte / quella salubre autoironia». La "cantantessa" Carmen Consoli, come si sa, ama arricchire i suoi testi con un lessico fastoso e ricercato; peccato però per quel sàlubre, pronuncia «diffusa ma etimologicamente meno corretta» (come recita lo Zingarelli). Anche perché, cantando - come avrebbe dovuto salùbre, la metrica del verso avrebbe funzionato lo stesso. Non siamo, insomma, in presenza di una delle frequentissime «licenze di accentare» che parolieri e cantautori si prendono nei testi di musica leggera; di solito,spostando in avanti l'accento per farlo cadere sull'ultima sillaba del verso: dai«furbi contrabbandieri macedonì »di Battiato (Centro di gravità permanente, 1981), al recente «io vi amò» ostentato dai Baustelle in rima con "però" (Un romantico a Milano, 2005). Non chiamatela licenza poetica (in poesia si potevano utilizzare accentazioni peregrine e magari arcaiche, ma mai inventate): casomai licenziosità.
E assai licenziosa è, in questo senso, la squinternata filastrocca nonsense che trovate qui sotto:
C'era un tipo balordo
che viveva ad Agordo
coltivava l'ortica
seminava mollica
di colore lacustre
sulle sue balaustre
un giorno prese una sbornia
con tutta quella leccornia.
Sai di quei tipi insipidi
che non mangiano lipidi
una persona infida
una natura bifida
e anche un po' impudica
cosa vuoi che ti dica
vestito di un grembiule
dormiva in un baule.
La sua amica Alice
guardandolo in tralice
cogli occhi di zaffiro
gli disse in un sospiro
la gente sconosciuta
te ti sopravvaluta
è una fama caduca
per me io ti do buca.

Con la sua metrica traballante e le sue quasi-rime, direi quasi impudica (già, ma impùdica o impudìca?). Tra le rime baciate del testo, ce ne sono alcune che funzionano bene solo se si pronunciano correttamente le parole in fine di verso; altre che per funzionare sfruttano oscillazioni ammesse dalla norma; altre ancora che invece ricorrono a spostamenti d'accento non autorizzati (sia pure coincidenti con errori di accentazione piuttosto diffusi). Individuate le pronunce riconducibili a queste tre categorie.

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