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Libri / Cinque titoli per un'estate da leggere

di Giovanna Canzi

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8 agosto 2008


Se l'estate è l'occasione per avventurarsi fra le vie di una nuova città, prima di affidarsi a qualsiasi guida turistica - talvolta compilata a tavolino da persone che non hanno mai visitato la vostra meta - si consiglia il nuovo libro di Marco Romano «La città come opera d'arte» (Einaudi, euro 9,00), ultima tappa di un lungo e approfondito lavoro, che lo studioso dedica all'estetica della città. Fra le pagine di questo volume chiaro, sintetico e dall'approccio divulgativo, il lettore troverà lo stimolo per rivolgere uno sguardo consapevole alla realtà urbana che si troverà di volta in volta a incontrare sul suo cammino, riconoscendo quel principio di bellezza che ha guidato la sua creazione. Attraverso esempi tratti dalla storia urbana europea, l'autore dimostra come la città sia da considerare, infatti, un'opera d'arte, perché ha un committente e un autore con intenzioni artistiche, e di conseguenza è da sempre sottoposta, attraverso revisioni, a un giudizio critico. Una città che per continuare a essere «bella» dovrà essere «una civitas aperta, mobile e democratica e, nei suoi limiti, egualitaria», pronta a esprimere il sentimento della propria cittadinanza e il riconoscimento della dignità dei suoi cittadini.


Chi, invece, ha nel cuore isole lontane, scogliere a picco sul mare, promontori selvaggi e suggestivi si abbandonerà alle pagine di «Lo splendore degli Stevenson» (Robin Edizioni, euro 18,00) della giornalista Bella Bathurst. Come nei bellissimi acquarelli che Giorgio Maria Griffa aveva dedicato ai fari costruiti dagli antenati del famoso scrittore («I fari degli Stevenson», Nuages Edizioni, euro 40,00), così anche nei racconti della Bathurst il lettore si troverà immerso fra brughiere sperdute e distese infinite a ripercorrere mentalmente l'avventurosa saga di una famiglia, che per duecento anni si dedicò a un'unica e titanica impresa: costruire quegli edifici solenni e silenziosi, pensati per vigilare sul mare. Una tradizione, a cui non ha potuto sottrarsi neppure l'autore de «L'isola del tesoro», che prima di dedicarsi alla scrittura, realizzò il suo faro fra le scogliere della costa scozzese.


Se il periodo estivo può suggerire il desiderio di confrontarsi con quei giganti, il cui nome è scolpito nella grande Letteratura, il saggio di Anthony Burgess «L'importanza di chiamarsi Hemingway» (Minimum Fax, euro 13,00), ripubblicato oggi dalla casa editrice romana, non lascerà delusi. Burgess, la cui fama è legata a quel titolo - «Arancia meccanica» -, da cui Stanley Kubrick ha tratto uno dei suoi più grandi capolavori, ripercorre la vita del celebre scrittore, intrecciando episodi biografici e produzione letteraria. Ma l'intento non è affatto celebrativo. Anzi. Spinto dal bisogno di «trasformarsi in un mito omerico», Hemingway ha trattato la vita come un romanzo, barando e mentendo, confondendo leggenda e realtà. E se, dunque, il suo genio letterario è ancora oggi indiscusso, l'autore del «Vecchio e il mare», come uomo, ha faticato a mantenere quell'aurea leggendaria, che ha cercato di tramandare.


Chi ha atteso con ansia le vacanze al mare per rintanarsi sotto l'ombrellone a leggere in santa pace il suo quotidiano - attività spesso preclusa dai ritmi contemporanei - non solo potrà finalmente tuffarsi fra le pagine del proprio giornale, ma anche capire l'Universo che si nasconde dietro e dentro un grande giornale. Leggero e ironico «Sempre meglio che lavorare» (Piemme, euro 14,50), di Michele Brambilla (oggi vice direttore de «il Giornale»), offre un affresco scanzonato e affettuoso del mondo del giornalismo, raccontando aneddoti, snocciolando curiosità, ma soprattutto rivolgendo uno sguardo, non privo di nostalgia, a un modus operandi, che lo scorrere del tempo sembra aver portato lontano.


E, infine, poiché le vacanze rappresentano da sempre un angolo di libertà, in cui riflettere su se stessi e sugli altri, il volume «Una per una. Il femminile e la psicoanalisi» (a cura di Paola Francesconi, Edizioni Borla, euro 20,00) diventa - per ogni donna - l'occasione ideale per far emergere dal proprio inconscio i mille frammenti di cui si compone la propria individualità. Partendo, infatti, dal presupposto che «donna non si nasce, ma lo si diventa, in un processo di trasformazione e ricerca che dura tutta la vita», il libro, che riunisce più saggi, analizza il percorso di trasformazione e costruzione della femminilità in rapporto ai molteplici aspetti della sua esistenza.

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