Infiamma la Spagna degli anni Quaranta, è il re delle corride. Manolete, un volto lungo su un corpo magro, capelli neri, folti e ondulati, sorriso triste, sguardo distante, scende nell'arena di Linares, il 28 agosto 1947. Da qualche tempo beve, è stanco, svuotato. La sua classe riluce come sempre, il pubblico impazzisce per le sue veroniche, ma i riflessi, all'improvviso, lo tradiscono. Il toro Miura Islero gli trapassa la vena safena e Manolete perde l'ultima battaglia. Muore l'indomani all'ospedale di Linares. Aveva trent'anni e non era mai stato giovane.
La stella Dominguin
Quel pomeriggio, a Linares, il numero due delle arene, il ventenne Luis Miguel Gonzalez Lucas, detto Dominguin, diventa il numero uno. Alto, magro, bruno, elegante, ha una naturale propensione a conquistare la scena. Rimarrà per quindici anni la "star delle 5 della sera", passando di trionfo in trionfo: nelle arene, sfidando il grande rivale Antonio Ordonez "El Cordobes", e nella vita privata consumando feste, notti, donne, amori.
Gli anni Cinquanta sono i suoi. Ipnotizza i tori, seduce le donne, conquista la Spagna, dialoga in confidenza con Franco, frequenta gli intellettuali di sinistra, domina i rotocalchi, intriga il mondo. Uomo da copertina, è un elegante playboy che concede poco della propria anima perché deve concentrarsi al massimo sulla morte che lo aspetta nell'arena. E il resto del suo tempo sono le attrici, le più desiderate, le più belle. Le donne che navigano nelle sue affollate acque territoriali si chiamano Greta Garbo, Ava Gardner, Rita Hayworth, Lana Turner, Deborah Kerr, Olivia de Havilland, Lauren Bacall, Zsa Zsa Gabor, Romy Schneider, Brigitte Bardot.
La fidanzata d'Italia
Al distruttore di cuori che abbina fascino e arroganza accade nel 1954 una cosa inconsueta: si innamora. Lei è Lucia Bosé, la "fidanzata d'Italia", ex di Walter Chiari. La conosce a Madrid, la seduce, la sposa. Il matrimonio parte bene, poi deraglia. Non funziona, non può funzionare. Lucia gli dà tre figli, Luis Miguel le dà infinite umiliazioni. Nel '69 l'inevitabile separazione e la fine formale di un amore che aveva fatto sognare i rotocalchi, ma che era morto bambino. "Resistetti - confesserà Lucia - fino a quando non ne potei più: è stata una passione fortissima, non ho rimpianti, lui non so".
Il declino
La stagione di Dominguin è breve: invecchia male. Dopo due ritiri dall'arena (quello reale nel '61, quello pubblicitario nel '73) diventa il monumento di se stesso. Negli ultimi anni, ormai dimenticato, soffoca in eccessi alcolici il rancore verso i tempi della modernità e dell'irriconoscenza. Vive nella Costa del Sol come un qualsiasi pensionato di lusso. La vecchiaia, per lui, che è stato grande diventa uno strazio. Supera a fatica un tumore allo stomaco, soffre di cuore, è stanco e depresso. In una rara intervista confessa: "L'unica cosa che amo fare è dormire".
Nato povero, muore ricco e solo. Se ne va l'8 maggio 1996, a 69 anni, quando il cuore cede di schianto. Il torero che aveva tanto amato perde l'ultima corrida in faccia al mare, in una giornata calda e immobile della primavera spagnola. Le parole più belle gliele aveva dedicate, anni prima, Ava Gardner, una delle donne che più lo avevano preso: "Il tuo corpo era arrogante come te. Eravamo amanti e amici. Ti saluto ricordando la tua ironia intelligente, la tua bellezza virile e la segreta dolcezza di cui ti sei sempre vergognato".