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6 ottobre 1973: Israele contro tutti

di Marco Innocenti

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Sabato 6 ottobre 1973 Israele si tuffa nelle feste: è lo Yom Kippur, il giorno dell'espiazione, del grande perdono. L'atmosfera raccolta viene drammaticamente rotta. Alle 13,50 i siriani attaccano sul Golan e gli egiziani attraversano il canale di Suez, sorprendendo gli israeliani "con i pantaloni alle caviglie". Per la prima volta dal '67 il tricolore del Cairo torna a sventolare al vento del Sinai. Per Israele comincia il giorno più lungo.

Gli israeliani accusano il colpo
Al calare del sole la linea Bar-Lev, sul Canale, è saltata. In cielo le ali di Israele si sono fracassate contro l'ombrello dei missili terra-aria sovietici Sam: 40 aerei persi in un giorno. Golda Meir parla in tv dimostrando tutta la stanchezza dei suoi anni. I riservisti sono in marcia verso il fronte. L'egiziano Sadat e il siriano Assad tentano lo scacco matto. Israele rischia la pelle.

La controffensiva
Tra il 6 e il 7 lo Stato ebraico perde 500 uomini. Il Paese è sotto choc, ma reagisce. La macchina da guerra con la stella di David è oliata. Il 9 scatta la controffensiva sul Golan: sarà pesante e severa. Parla il portavoce del Governo: "La vittoria non sarà né rapida né elegante". Il 13 la Siria è battuta. Nella prima settimana di combattimenti, fra morti e feriti, Israele ha perso 2mila uomini, l'Egitto 8mila, la Siria 6mila. Ingenti le perdite in materiali. Da Usa e Urss arrivano i rifornimenti bellici: sono massicci perché la posta in palio è molto alta. La crisi si dilata: Washington deve garantire la sopravvivenza di Israele; Mosca vuole mettere in crisi l'Occidente, giocando sulla sua vulnerabilità energetica, e punta a una "pax sovietica".

L'embargo petrolifero
Scatta la solidarietà araba: il 17 i produttori di petrolio, riuniti nel Kuwait, aumentano il prezzo del greggio e decidono di ridurre del 5% al mese le forniture agli Usa e ai Paesi occidentali amici di Tel Aviv. L'obiettivo dell'embargo è evidente: costringere l'Occidente a neutralizzare Israele. A sangue e sabbia si aggiunge un terzo elemento: il petrolio, l'arma di dissuasione assoluta. Un brivido percorre le economie occidentali davanti allo spettro di un Natale "al gelo" (che poi in parte, con lo shock petrolifero, diventerà realtà). Ma le partite, in prima battuta, si giocano sul terreno, e l'asso nella manica l'ha ancora Israele.

Il colpo di mano di Sharon
Il 15 i commandos di Ariel Sharon, il generale più scatenato dell'esercito israeliano (nella foto in alto), attraversano il canale di Suez ed entrano nel ventre molle della difesa egiziana: è il safari africano di Israele. In 64 ore passano 12mila uomini e 300 carri, che formano un'autentica testa di ponte. Solo il 17 gli egiziani, presi alle spalle, si accorgono della manovra, ma ormai è troppo tardi. Il corso della guerra sta cambiando. Il 19 Israele, che ha distrutto i carri di Sadat nel Sinai, ha in mano il match con l'Egitto.

Braccio di ferro Usa-Urss
La diplomazia si muove per bloccare il conflitto. Il 21 Kissinger e Breznev raggiungono un accordo per il cessate il fuoco. Nixon preme su Golda Meir. S'intrecciano le telefonate "calde". Israele finge di cedere, poi sfrutta ancora tre giorni di guerra per dare il colpo decisivo agli arabi. Le tensione sale alle stelle. Mosca minaccia di mandare truppe al Cairo. Kissinger risponde duro. Nixon mette in allarme le forze americane nel mondo: è il Decon 3, due gradi soltanto al di sotto dello stato di guerra. Il Cremlino abbozza e rinuncia a una carta troppo azzardata. Il 25 la tensione cala. Le armi tacciono, il cessate il fuoco è rispettato. Arrivano i caschi blu dell'Onu e il Medio Oriente perde il "privilegio" delle prime pagine.

L'accordo
L'11 novembre, al chilometro 101 della strada Suez-Il Cairo, Egitto e Israele firmano l'accordo di cessate il fuoco. La guerra va in archivio, comincia la faticosa marcia verso la pace. Israele fa il conto dei suoi morti (più di 2.500) e s'interroga sul mito incrinato della sua invincibilità. Sadat, sconfitto sul terreno ma vincitore morale, si appresta a iniziare il coraggioso cammino che lo porterà alla pace del '79 e alla morte.

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