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Eroine contro l'oscurantismo

di Umberto Veronesi*

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18 maggio 2008

La ricerca scientifica nasce e si sviluppa non solo dalla collaborazione di menti illuminate, ma anche dall'anima e dal cuore che a essa dedichiamo per raggiungere la sua finalità ultima: il maggior benessere dell'umanità.

Richiede conoscenze e attitudini multidisciplinari, che spaziano dalla tecnologia all'etica, impegnando l'essere umano nella sua interezza. É impensabile dunque che il pensiero scientifico moderno nasca e si sviluppi senza la componente femminile. Anzi, nella creazione della comunità scientifica del terzo millennio, la donna è chiamata a giocare un ruolo fondamentale.
Non che fino a oggi le donne siano state mere spettatrici. Sono numerosissimi gli esempi di scienziate che hanno cambiato il destino del sapere, spesso - è vero - rimanendo nell'ombra o subendo la discriminazione di una società non ancora pronta a riconoscere pubblicamente il loro ruolo.

Ancora oggi certo non siamo in una condizione di pari opportunità nella scienza, almeno per quanto riguarda la carriera professionale. Restano da abbattere gli spettri di retaggi nati da convenzioni profondamente radicate, che hanno retto l'organizzazione sociale per secoli. Ad esempio, nel settore biomedico, le ricercatrici sono numerose, ma la percentuale di chi detiene posizioni dirigenziali è ancora molto bassa. Le motivazioni possono sembrare molto banali. Per esempio il debutto della carriera di più alto livello spesso coincide con l'età dei primi figli e raramente la comunità in cui la ricercatrice lavora è strutturata tenendo conto delle esigenze di una mamma.

Sono convinto tuttavia che questa situazione è destinata a evolvere velocemente perché le qualità che la donna porta alla scienza sono oggi imprescindibili. La ricercatrice unisce la sensibilità per ciò che vive e l'intuizione per ciò che è alla determinazione e alla costanza nel portare a termine lavori anche ripetitivi o calcoli complessi. Ha inoltre, come dono prezioso della sua natura, una maggiore predisposizione, rispetto all'uomo, a perseguire mete importanti lasciando da parte, se necessario, le ambizioni personali legate a gratificazioni immediate. In altre parole la donna sa lavorare per il futuro. Colei che sceglie la scienza, lo fa, nella maggioranza dei casi, con uno slancio ideale incondizionato, mettendo in gioco tutto il suo essere: la sua creatività, le sue percezioni, oltre che le sue doti razionali. Più che per la carriera, si impegna per il risultato e per le finalità sociali della sua opera, facendo appello al suo fortissimo senso della solidarietà e alla coscienza dell'impatto etico e umano dei suoi atti.

Ecco perché le donne avranno una parte fondamentale nella rinascita del pensiero scientifico di cui il mondo occidentale ha un disperato bisogno. Proprio loro, con il senso spiccato per la realtà che ne ha fatto nel passato il fulcro silente della società civile, potranno contribuire fortemente a lottare contro l'oscurantismo serpeggiante di questo inizio millennio.
Questo naturalmente è un augurio per la nostra ricerca e soprattutto un invito per il mondo femminile a non rinunciare a essere protagonista della scienza del futuro.

* Ex ministro della Sanità. Presidente della Commissione esaminatrice del Premio L'Oréal-Unesco - Italia

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