Ho trascorso tutta la mia vita professionale accanto alle donne, intento a curarle nel fisico, ma preoccupato soprattutto di preservarne la loro dignità morale anche nelle situazioni più difficili. Ho raccolto preoccupazioni, ansie, speranze e delusioni cercando di trasmettere ottimismo e serenità anche là dove la medicina pareva non lasciare spiragli incoraggianti.
La salute della donna mi è quindi sempre stata molto a cuore e tutte le situazioni che possono influenzarla mi hanno sempre preoccupato. Ci sono vari fattori che incidono negativamente sulla salute della donna: il doppio lavoro, la propensione a occuparsi prima dei bisogni altrui che dei propri, la limitata partecipazione agli studi clinici e la scarsità di potere economico dimostrano quanto le donne siano ancora svantaggiate rispetto agli uomini nella tutela della propria salute.
Ma è soprattutto sul mondo del lavoro che le donne sono spesso oggetto di pesanti discriminazioni che influenzano la loro salute: a partire dalle problematiche che incontrano quando decidono di mettere al mondo dei figli fino alle pesanti ripercussioni in caso di malattia.
Per queste ragioni la pubblicazione di Onda, l'Osservatorio nazionale sulla salute della donna, sul tema "La tutela della salute della donna nel mondo del lavoro", che ha coinvolto alcuni illustri giuristi, è molto interessante e preziosa, in quanto offre un preciso quadro normativo di come viene tutelata in Italia la donna lavoratrice che incontra problemi di salute.
Per le donne italiane riuscire a conciliare lavoro e famiglia è molto complesso. Se già con il primo figlio cala l'occupazione femminile, con la nascita di quelli successivi, soprattutto al Sud, la situazione si complica ulteriormente a differenza di altri Paesi del Nord Europa, dove invece l'efficienza delle strutture socio-assistenziali consente alle donne di continuare la loro attività professionale.
Problemi seri si pongono poi sul lavoro in caso di malattia, sia per le assenze dovute all'intervento chirurgico, sia per quelle legate alle successive terapie. Soprattutto in campo oncologico le donne spesso si devono assentare per sottoporsi a terapie "salvavita" che impongono lunghe pause dal lavoro. E qui si verificano spesso situazioni di mobbing: le donne nei casi meno gravi vengono demansionate e nei casi più gravi sono licenziate. Sono donne, insomma, non tutelate sufficientemente dalla nostra legislazione, che hanno scarse difese.
Le conseguenze del mobbing e della scarsa tutela sono pesanti anche sul piano psicologico. Difficile fare una correlazione diretta tra problemi nel mondo del lavoro e impatto sulla salute della donna, certamente l'approccio della medicina di genere può consentire di curare in modo più appropriato l'universo femminile. Si tratta di una medicina che negli Stati Uniti è molto più avanzata e che cura uomini e donne con un approccio specifico, considerando che appartengono a un genere differente. Sappiamo bene, infatti, che ci sono dei farmaci come gli antibiotici e gli antistaminici che, a causa del complesso sistema ormonale femminile, hanno sulle donne conseguenze cardiovascolari, conseguenze che non si verificherebbero se gli stessi farmaci fossero studiati specificatamente sul corpo femminile.
*Direttore scientifico dell'Istituto europeo di oncologia di Milano