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Marcello Morandini: arte architettura designdi Evelina Bergamasco |
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17 ottobre 2008
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Il rigore del bianco e del nero, la purezza della forma, l’essenzialità geometrica che diventa arte, trasformandosi in creatività continua, mai uguale a se stessa. Sono le incredibili opere di Marcello Morandini, che fino al 16 novembre saranno esposte alla Galleria internazionale d’Arte Moderna, Cà Pesaro di Venezia, a documentare il percorso di questo artista colto e raffinato a quarant’anni dalla Biennale del 1968, che gli dedicò una sala del Padiglione Italia. Oltre 60 lavori tra arte, architettura e design di cui 24 sculture e strutture da parete realizzate dal 1978 al 2008. Tutte opere in plexiglas e legno laccato bianco e nero, che presentano un tracciato artistico segnato da una ricerca rigorosa, dove le forme geometriche, la precisione della matematica, sono mediate dal senso estetico. Sculture dove l’uso predominante del bianco e del nero si concede al massimo delle evasioni sul grigio: «colori semplici - spiega lo stesso Morandini - che permettono di concentrarmi sulla forma più che sull’estetica superficiale». E i risultati sono straordinari. Opere che ti travolgono, il cui effetto optical da quasi un senso di vertigine, alle quali ti avvicini per capire qual è l’inizio e la fine, dove il nero incontra il bianco. Opere di una precisione che sembra quasi irreale, ma la cui pulizia ne fa avvertire il senso di perfetta compiutezza, che sembrano essere sufficienti a se stesse, degli esseri a sé stanti. Un risultato ottenuto anche grazie alla collaborazione di artigiani professionisti, come tiene sempre a specificare Morandini, ai quali si affida per l’esecuzione dei suoi progetti. I primi materiali utilizzati per i suoi lavori erano semplicemente la carta, i cartoncini e poi leggeri fogli di compensato per realizzare i modelli tridimensionali. E fino ad un certo punto montava personalmente anche le strutture in legno. “Nel 1972 ci fu la svolta, dovuta all’uso di legno non stagionato, usato per sei sculture, che dopo un mese produssero degli abominevoli funghi”. La ricerca formale di Morandini, mantovano di nascita varesino d’adozione, prosegue negli oggetti, - posate, porcellane, tazze, mobili, oggetti d’uso quotidiano - a cui sono dedicate due sale. Non vi è in lui una differenza reale tra arte, design e architettura: la matrice ideologica, razionale si ripete, è sempre la stessa. “Viviamo ogni giorno con molte regole altrui e poche nostre - precisa - quindi è giusto pretendere che almeno quello che ci circonda e che usiamo, sia concepito nella miglior forma e nel miglior modo possibile”. Nascono così la sedia “Bine” disegnata per Sawaya e Moroni, la cui struttura prospettica è accentuata da una grafica di linee che ne enfatizzano la forma e più di recente la sedia bianca e nera “Cà Pesaro 2008” esposta in mostra. Ma anche il tavolo «Spyder» e il mobile «Valentina» per Abitare Baleri di Bergamo, le collaborazioni con il mondo dell’illuminazione con Oluce, Martinelli, Gismondi per Artemide fino alla lampada da tavolo della Tecnodelta del 2006, le posate realizzate per Rosenthal studiate perché fossero perfettamente funzionali in ogni loro aspetto, dalla presa controllata alla sfilabilità del cibo.
Marcello Morandini. Arte, Architettura, Design Venezia, Ca’ Pesaro - Galleria internazionale d’Arte moderna Fino al 16 novembre Informazioni: www.museiciviciveneziani.it call center 0415209070
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