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8 novembre 1935: nasce Alain Delon

di Marco Innocenti

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7 novembre 2008
Alain Delon in una foto del 1980 (Roger-Viollet/Alinari)
Storie dalla storia / Archivio 2008

Marco Innocenti, inviato del «Sole 24 Ore»
e autore di numerosi libri sugli eventi mondiali
sul costume del nostro Paese, racconta
i grandi fatti del passato e come l'Italia li visse


Nasce a Sceaux, alla periferia di Parigi, in una famiglia con un vacillante centro di gravità. I genitori si separano quando ha quattro anni e dell'infanzia difficile porterà sempre le tracce. Ribelle, ripetutamente espulso dalle scuole, Alain si adatta a lavorare in una salumeria ma a 17 anni pianta tutto a va a combattere volontario, come parà, in Indocina, «uno dei volontari più giovani», dirà orgoglioso al "Figaro". Al ritorno in Francia, dopo cinque anni di ferma, si ritrova a Parigi senza un soldo. Fa molti mestieri senza convinzione (facchino, cameriere, commesso), ma è troppo attraente per restare nell'anonimato. Frequenta donne più anziane di lui, con reciproca soddisfazione, finché un talent scout, donna naturalmente, Brigitte Aubert, lo introduce nel mondo del cinema: è il suo.

L'attore
Debutta nel '58. Due anni dopo, in un film di René Clément, "In pieno sole", interpreta la figura del giovane amorale, abile nello sfruttare la propria bellezza: un "angelismo malvagio" che ritornerà in quasi tutti i suoi film. A valorizzarlo è Luchino Visconti, con "Rocco e i suoi fratelli" (1960) e "Il gattopardo" (1963), due film in cui Delon disegna personalità forti, seducenti ma anche sofferenti, recitando con uno stile brusco, deciso ed efficace. «Di lui - dice Visconti - mi piacciono il candore malinconico, la tristezza profonda, la ribellione rimbaudiana». Eccellente anche la prova in "L'eclisse", di Michelangelo Antonioni, nel '62, dove interpreta un giovane precocemente inaridito, cinico e alienato. Idolo delle ragazze francesi (e non), uomo dalla bellezza inquietante e pericolosa, attore ormai collaudato, Delon tende a dedicarsi a film "noir" e di suspense, in cui è un personaggio duro e affascinante: eccellenti le interpretazioni da "Frank Costello faccia d'angelo" a "La piscina" fino a "Borsalino", per poi affrontare parti più analitiche in "La prima notte di quiete" (grande film di Valerio Zurlini) e "Mr. Klein". Siamo nel '76 e Delon, come attore, ha già dato il meglio di sé.

Le donne
Le labbra serrate in un mezzo sorriso arrogante, gli occhi di ghiaccio, lo sguardo tagliente, la faccia d'angelo inquieto, Alain è un seduttore naturale. Drammaticamente bello, può avere (e ha) tutte le donne che vuole. «Non ho mai corteggiato una donna - ama dire - sono loro che cercano me». Di lui, nel '58, s'innamora Romy Schneider: lo scapestrato ragazzo francese e la dolce ragazza austriaca. Su di lui Romy investe tutta se stessa senza accorgersi che è l'uomo sbagliato, senza radici, troppo bello per essere di una sola. Alain la lascia («Molto bello ma vigliacco», dice di lui Romy) per sposare Nathalie Barthélemy, che diventerà madre del suo primo figlio, Anthony. Lasciata Nathalie, sono Mireille Darc e Anne Parillaud le donne più note fra le tante che hanno una piccola parte nella sua vita esagerata.

Il declino
L'attore perde colpi: negli anni Ottanta Delon stenta a ripetere i successi di un tempo. L'uomo sembra stabilizzarsi nella serenità quando sposa una giovane e bellissima modella olandese, Rosalie Van Bremen, da cui ha due figli: Anoucka e Alain-Fabien. Il mondo dei rotocalchi si stupisce nel vedere il mitico Delon, nel frattempo diventato nonno, interpretare due parti non tagliate per lui: quella del marito fedele e del padre amoroso di due bambini. La favola non dura. Nel 2002 Rosalie lo lascia e il maschio più desiderato del Novecento si sente solo. L'edonista che viveva alla giornata, per la prima volta si guarda indietro. E si guarda dentro: vecchio, malato di cuore, malinconico, dolente, in crisi sentimentale.

La depressione
«Non capisco le donne - dice - e morirò senza averle capite». Il seduttore s'interroga sull'oggetto della seduzione. «È' un brutto segno», commenta un giornale francese. Nel 2005 la caduta. «Non lascerò a Dio la scelta della data della mia morte». Il "duro" è depresso e ventila il suicidio. La notizia va impietosamente in prima pagina. Le donne d'Europa sono sconcertate: il mito è a pezzi, il sogno di una vita è crollato. Ma Alain resiste e, in parte, recupera. Nel 2008 torna a recitare, invecchiato, segnato, con un sorriso opaco. Non è più uomo copertina, vive con i suoi cani e i suoi ricordi. Conquistare, amare e poi? E poi nulla, se non le rughe: una ruga per ogni momento d'amore.

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