Materie sintetiche, effimere, degradabili. Plastiche, juta e colori acrilici contro la retorica della durata. L'arte contemporanea non vuole rattoppi, interventi conservativi. E' disposta a trasformarsi con il tempo in reliquia, frammento, piuttosto che subire riparazioni. Intorno a questa trasgressione si sviluppa la mostra "I fuochi dell'arte e le sue reliquie", curata da Achille Bonito Oliva e allestita nel foyer dell'Auditorium Parco della musica come se le opere di Schifano, Cucchi, Sartorio, De Dominicis fossero provvisorie, poggiate ai muri come appena uscite dalle mani dell'artista. E reinventate dal fuoco, elemento mitico e rigeneratore, che ha letteralmente bruciato superfici e scurito i colori: i 24 capolavori esposti, tutti di grandi dimensioni, sono scampati all'incendio che nel 1992 divampò in una falegnameria del quartiere San Lorenzo di Roma accanto al deposito di un appassionato collezionista, Ovidio Jacorossi.
Le fiamme intaccarono le opere rendendole più belle di prima: "Non toccatele" esclamò Schifano quando vide le tele in procinto di essere restaurate.
Ma "se l'artista programma o accetta il deterioramento come effetto del rapporto fra opera e tempo, usando tecniche che lo favoriscono", sottolinea Maria Vittoria Marini Clarelli, soprintendente alla Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea, la sua volontà è imperativa? E' uno dei temi di cui si terrà conto nel convegno internazionale dedicato alla questione della conservazione e del restauro che chiuderà la mostra il prossimo 10 gennaio.
Dopo l'incendio, la Mattanza di Giulio Aristide Sartorio è ciò che la tela suscita al di là della rappresentazione, delle interpretazioni obbligate, univoche. E' un corpo nuovo generato da un travolgimento. Il fuoco brucia anche La sera nella campagna romana di Sartorio velando il paesaggio, accentuando il buio.
L'opera in tempera e gesso di Gino De Dominicis è intatta. Ma l'involucro di legno che la conteneva e in cui viene esposta porta i segni delle fiamme. Che hanno lambito gli angoli di tutti i grandi pannelli di Schifano e in particolare di Nottetempo: più rarefatta l'atmosfera rispetto all'originale pubblicato nel catalogo di Skira. Le opere sono state appena ripulite.
"E' azzardato pensare – si interroga Jacorossi – che il fuoco fondendo gli artisti in un comune evento, abbia cancellato le distanze estetiche, temporali ed artistiche delle singole opere?".
La più danneggiata è una tela di Cucchi, enorme olio che l'autore non ha voluto restaurare consapevole del forte impatto emotivo provocato dal fuoco.
"Queste opere offrono lo spunto per una riflessione sulla deteriorabilità dell'arte contemporanea la conservazione e il suo possibile restauro – conclude Bonito Oliva - La domanda finale è: l'arte contemporanea può resistere alla sua distruzione materiale?".
I fuochi dell'arte e le sue reliquie
Foyer Auditorium Parco della Musica, Roma
Fino al 10 gennaio
Dalle 11 alle 20, domenica 10-20
Catalogo Skira
www.auditorium.com