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I paesaggi romantici di Turner, pittore «italiano» nato oltre la Manica

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5 dicEMBRE 2008
Galleria fotografica

Senza l'Italia probabilmente non ci sarebbe stato il Romanticismo. E questo non tanto per le personalità culturali che la Penisola - all'epoca neanche organizzata in Stato unitario - ha espresso, quanto piuttosto per l'immenso patrimonio artistico e i paesaggi mozzafiato del Bel Paese, fonte irrinunciabile di ispirazione per gli intellettuali europei impegnati nel Grand Tour. Tra questi ci fu il pittore inglese Joseph Mallord William Turner, più «italiano» di quanto a prima vista si sarebbe portati a pensare.

Da qui lo spunto per la mostra «Turner e l'Italia», in programma al Palazzo dei Diamanti di Ferrara dal 16 novembre al 22 febbraio. Un'esposizione capace di raccogliere un'ampia selezione di olii, acquerelli, disegni, incisioni e taccuini provenienti da importanti musei e collezioni di tutto il mondo. Una chiave originale attraverso la quale ripercorre l'intero arco della carriera dell'autore, dai quadri giovanili fino agli straordinari capolavori dell'ultimo periodo, ricostruendo in particolare i suoi viaggi e spostamenti nella nostra penisola. L'artista britannico varcò le Alpi per la prima volta nel 1802, a seguito di una permanenza a Parigi, quando aveva 27 anni: tra le sue mete, i pascoli della Valle d'Aosta. I disegni abbozzati nei suoi taccuini gli offrirono, al rientro a Londra, una preziosa fonte di ispirazione per dipinti ed acquerelli, grazie ai quali raccolse i primi importanti successi alle esposizioni londinesi.

A ravvivare costantemente la sua «esperienza italiana», le opere conservate nella capitale del Regno Unito, frutto del lavoro dei grandi maestri del passato che già si erano cimentati con quello stesso «materiale»: i paesaggi classici, in particolare quelli del seicentesco Claude Lorrain, attraggono la sua attenzione e gli ispirano un gruppo di dipinti caratterizzati da una calda e morbida luminosità. Con la fine delle guerre napoleoniche Turner ebbe finalmente la possibilità di organizzare un lungo viaggio in Italia. Partito da Londra nell'estate del 1819, il pittore visiterà diverse località del Paese, tra cui Torino, Milano, i laghi, Venezia, Bologna, Roma, Napoli, Paestum e Firenze. Questo secondo e più approfondito soggiorno nella penisola lasciò un'impronta profonda nella sua pittura che, di qui in avanti, si arricchì della luce e dei colori conosciuti in Italia, suscitando talvolta sconcerto nei cronisti contemporanei.

Dall'esperienza maturata in questo periodo nascono gli splendidi acquerelli che raccontano la traversata delle Alpi ma anche alcune spettacolari e maestose vedute di Roma dalle quali traspare l'emozione provata dall'artista di fronte alle bellezze della città eterna. Anche quando negli anni Venti si dedica al paesaggio inglese, Turner darà vita ad opere pervase dalle atmosfere respirate in Italia. L'artista, infatti, attinge spesso ai ricordi e agli schizzi eseguiti durante l'ultimo viaggio per comporre in atelier le sue tele e per realizzare gli acquerelli destinati all'edizione del pregiato volume di Samuel Rogers, «Italy». Nel 1828 Turner compì un terzo viaggio nel Bel Paese, fermandosi soprattutto a Roma.

Qui egli trascorse uno dei periodi più felici della sua esistenza: nominato membro dell'Accademia di San Luca, condusse un'intensa vita sociale, a contatto con l'ambiente artistico capitolino e con la pittoresca comunità di stranieri residenti sulle rive del Tevere, senza per questo trascurare il lavoro, di cui rimane testimonianza in un importante nucleo di dipinti e bozzetti. Altrettanto fondamentali furono gli ultimi due soggiorni italiani, durante i quali si concentrò soprattutto sul paesaggio lagunare di Venezia. Questi produssero degli effetti duraturi e irreversibili nell'opera di Turner, che di qui in avanti appare concentrata sullo studio della luce e dei fenomeni atmosferici. Un cammino lungo, fedelmente documentato dalla mostra ferrarese che parte dalle vedute «ideali» dell'Italia (quelle che precedettero i suoi viaggi) e si compie nelle prove estreme di un'arte che ha scelto storia e natura come fonte di ispirazione, nel Paese in cui questi elementi si fondono in un unicum sublime.

«Turner e l'Italia»
Ferrara, Palazzo dei Diamanti
Dal 16 novembre 2008 al 22 febbraio 2009
A cura di James Hamilton
Orari: tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00
Ingresso: intero euro 10, ridotto euro 8, scuole euro 4
Catalogo: Ferrara Arte Editore
Per informazioni: 0532 244949
www.palazzodiamanti.it

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