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Libri / Nel fiore degli anni: i destini incrociati di due generazionidi Giuseppe Ceretti |
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4 gennaio 2009
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Nel fiore degli anni sua madre è morta, nel fiore degli anni Tirza, sedicenne, si dà in sposa a Mazal, il maestro, che di sua madre fu il vero amore. I protagonisti dell’affascinante romanzo di Agnon (pseudonimo di Yosef Czaczkes, galiziano emigrato in Palestina), premio Nobel per la letteratura nel 1966, si muovono in questo teatro ebraico quali tessere di un domino già composto. Anche i co-protagonisti, come i vicini di casa di Tirza, svolgono una funzione di svelamento imposta dal destino, come Mintshi Gottlieb, depositaria di una copia del diario di Akavia Mazal che reca traccia indelebile dell’amore tra il maestro e l’amica Lea. Eppure, nonostante la storia segua un corso definito, non è mai scontata. Agnon possiede la straordinaria capacità di avvincere, di incantare. Tutto si sa, ma nulla è deja vu in una vicenda che dell’intenso melodramma ha i presupposti, ma che sa stupire, lontana da ogni banalità. Il segreto è nella splendida scrittura, in quel periodare breve e insieme incisivo, lingua di biblica purezza riproposta dalla bella traduzione di Ariel Rathaus, che ci conduce con ritmo incalzante alla ricerca di una verità che già conosciamo. Pagina dopo pagina mettiamo a nudo l’anima di personaggi solo all’apparenza fragili e rassegnati, ma forti quando si tratta di affrontare i momenti cruciali delle loro esistenze. Perché ho scritto questo libro? Si chiede Tirza, sposa sedicenne e madre, capace di unire due uomini, padre e marito e di palesare il loro lato benevolo, “simili nell’amore e nella misericordia. Settanta volti ha il male e una sola faccia l’amore”. Perché, dunque, ho scritto questo libro? Per trovare pace. S.Y.Agnon
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