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Medusa, il mito, l'antico e i Medici

di Rodolfo Vasari

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19 dicembre 2008
Galleria fotografica

Dedicata al mito di Medusa, una delle immagini iconografiche che dall'antichità più è entrata a far parte del nostro contemporaneo (banalmente, basti pensare al marchio Versace), la mostra fiorentina de «I mai visti», ormai abituale regalo natalizio da parte della Galleria degli Uffizi (l'ingresso, giova sottolinearlo, è libero), in questa sua ottava edizione dà una sterzata all'impostazione. Non più solo opere provenienti dai depositi della Galleria, e quindi non esposte al pubblico, ma opere dai depositi che abbiano la forza di fulcro e motore per un'intera esposizione. E questa dedicata alla fortuna del mito di Medusa presso la dinastia medicea non poteva inaugurare in maniera più felice. Una mostra bella, con solo quaranta pezzi esposti (otto dai depositi), un allestimento di grande suggestione, nessun "capolavoro" strillato. La prova provata di come con competenza e intelligenza, quelle di cui dà prova la curatrice Valentina Conticelli, si possano fare le vere mostre, che tali sono in forza dei contenuti.

Partendo da una sorpresa: perché la tavola da cui muove l'esposizione è una di quelle icone celate che appena la vedi esclami: «Eccola!». Finita nei depositi, dopo grandissima fortuna, visto che nel Settecento fu identificata con la testa mozzata di Medusa che Vasari ricorda nelle collezioni di Cosimo I, di mano di Leonardo da Vinci. In realtà si tratta di un dipinto di maestro fiammingo della prima metà del Diciassettesimo secolo, che fonde pittura di storia e di genere, con il rovesciamento della prospettiva sulla testa mozzata di Medusa, livida in un brulichio di serpenti, che giace in un sottobosco fra vegetazione e animaletti curiosi. Un'immagine che suscitò l'innamoramento della cultura romantica (credendola di Leonardo e sognando così un altro Leonardo), che arrivò via via fino al pieno decadentismo, perché per secoli è stata questa la vera testa di Medusa. I Medici, da parte loro, non si erano fatti mancare proprio nulla.

Iniziò Lorenzo il Magnifico acquistando la celebre "Tazza Farnese", scodella ellenistica in calcedonio decorata con un'immagine di Medusa, ora al Museo nazionale archeologico di Napoli. Arriva poi la tavola di Leonardo, il Perseo di Cellini che mostra trionfante l'orrida testa mozzata, lo scudo dipinto da Caravaggio. La tazza Farnese e lo scudo caravaggesco, conservato in Galleria e parte delle opere ritenute dal direttore Antonio Natali imprestabili in quanto identitarie del museo, sono evocati attraverso proiezioni. Mentre il percorso ci guida, fra esempi di arte greca, incisioni, dipinti (Piero di Cosimo, un disegno di Filippino Lippi, una sospetta Artemisia Gentileschi, una grande tela di Jan Van Den Hoecke a lungo attribuita a Rubens) fra le varie forme del mito, dall'orrida Gorgone alla bellissima fanciulla che pietrificava in virtù del suo fulgore.

Ci sono anche cammei e altre preziosità, rami di corallo con citazione del vicino "Studiolo di Francesco I" (secondo Ovidio il corallo nasce dal sangue della testa mozzata di Medusa), un bellissimo scudo, da lasciare senza fiato come lo sguardo di Medusa, dal Museo del Bargello, il celebre "Mesciroba" cinquecentesco dal Museo degli argenti, con una cariatide dalla splendida testa di Medusa, un busto in oro dalla cesellatura finissima, con testa di Tiberio in pasta di turchesi. Il percorso si chiude con il marmoreo busto settecentesco di Innocenzo Spinazzi, raro esempio, insieme a quello dei Musei capitolini attribuito a Gian Lorenzo Bernini, di Medusa non decollata e "gentile". Perché, è la versione ovidiana del mito, Medusa era una fanciulla bellissima.

Medusa, il mito, l'antico e i Medici
Firenze, Galleria degli Uffizi, Sala delle Reali Poste
16 dicembre 2008-31 gennaio 2009
www.medusamitomedici.it

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