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Atlanta, la vittoria arriva con il treno

di Mario Margiocco

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Domenica 17 Agosto 2008

«La mia ferrovia e il mio telegrafo sono a posto e sto rapidamente ammassando provviste a Marietta e Allatoona, cosa che ci renderà meno preoccupati per le linee di rifornimento nelle retrovie», scriveva il generale William Tecumseh Sherman, 44 anni, a metà luglio del 1864 al comandante in capo, generale Ulysses S. Grant.

Successore di Grant alla guida dell'armata unionista del Mississippi e del fronte occidentale, Sherman stava assicurando con oltre 100mila uomini il lato sud-ovest di una gigantesca manovra a tenaglia che alla fine fu per il Sud il colpo di grazia. Obiettivi principali, Richmond in Virginia a nord-est con Philip Sheridan, e Atlanta a sud con Sherman, che doveva distogliere più truppe confederate possibili impedendo che andassero a rinforzare il comandante in capo sudista, Robert E. Lee, impegnato in Virginia. Suo poi il compito di fare della Georgia e delle due Caroline e fino all'Atlantico terra bruciata, come Sheridan aveva appena fatto a nord-est della valle dello Shenandoah, base agricola per i Confederati.

A sud-ovest fu soprattutto una lotta ferrovia contro ferrovia, lungo la ferrovia, per il controllo della ferrovia, che decise alla fine le sorti dell'assedio. Manovre aggiranti dietro le linee scattavano ogni giorno per distruggere tratti di ferrovia nemica, che assicuravano da nord sulla Chattanooga-Atlanta i ricchi rifornimenti a Sherman, e sulla Augusta-Atlanta da sud est e Macon-Atlanta da sud quel poco che la Confederazione poteva assicurare al generale confederato Joseph Johnston, il prudente e accorto veterano della vittoria di Manassas (o Bull Run, come la chiamarono i nordisti, 1861) mandato a bloccare la strada per Atlanta.

Molto inferiori di numero – poco più della metà degli unionisti –, peggio armate e con pochi fucili a retrocarica (gli Spencer e gli Smith, o gli Sharps a 7 colpi o i temibili Henry a 16 colpi che ebbero nella guerra Civile il battesimo del fuoco), le divisioni di Johnston potevano però contare su veterani e tiratori scelti di prim'ordine. Come dimostrano i caduti o mortalmente feriti dell'intera Guerra Civile, nettamente più numerosi fra gli unionisti, 110mila contro i 94 mila sudisti. Il resto dei 664mila morti – la Guerra Civile è di gran lunga la più sanguinosa fra le guerre d'America – fu dovuto in gran parte a malattie ed epidemie, più perniciose delle armi.

Le ferrovie non furono solo lo strumento logistico. Ma anche la causa prima che fece di Atlanta, oggi la prima città del Sud americano, allora un nodo ferroviario e industriale ben più importante dei suoi 22mila abitanti nello sterminato Sud agricolo, un obiettivo strategico da distruggere per il Nord. E da difendere fino allo stremo per il Sud. Romanzata da Margaret Mitchell in Via col vento, la campagna di Atlanta durò cinque mesi, da maggio a settembre del 1864. Vide cadere nella serie di nove scontri maggiori, culmine la cosiddetta battaglia di Atlanta del 22 luglio, 4.400 unionisti e 3mila Confederati. Uno scontro meno cruento che a Gettysburg nel luglio 1863, la battaglia più sanguinosa, quando vi furono altrettante vittime, ma in soli tre giorni, e 27mila feriti. Ma altrettanto decisivo. Gettysburg bloccò il disegno confederato di invasione del Nord; e Atlanta aprì il più profondo Sud alla marcia finale nordista.

Johnston indietreggiava, evitando scontri frontali. Che lo stesso Sherman non cercava, preferendo manovre di aggiramento. L'obiettivo di Johnston era logorare l'avversario, aspettando un errore per colpire. Quello di Sherman era premere con la potenza di fuoco, demoralizzare il nemico, spingerlo su Atlanta e, aggirandolo, spezzare le sue linee di comunicazione. Impegnando anche due divisioni per tenere lontana la cavalleria sudista del generale Nathan Bedford Forrest, "il diavolo" lo chiamava Sherman, dalla ferrovia dei rifornimenti, a nord della città.

Il 17 luglio, con gli unionisti sempre più vicini ad Atlanta, il presidente confederato Jefferson Davis sollevò Johnston dal comando, sostituendolo con John B. Hood. Che attaccò quattro volte, con sortite dalla città assediata e bombardata, e quattro volte fu sconfitto. Una prima volta a Peachtree Creek, appena a nord di Atlanta, il 20 luglio. Una seconda ancora più vicino all'abitato, a sud ovest, il 22 luglio, dove lo scontro venne risolto alla fine da 20 pezzi di artigliera che Sherman aveva disposto attorno al suo quartier generale e che spezzarono l'avanzata dei confederati.

L'ultima a sud, a Jonesboro, il 1° settembre, dove gli unionisti riuscirono a conquistare un tratto della ferrovia Atlanta-Macon e a interrompere i rifornimenti alla città. La linea di Augusta era già in mani unioniste. Il 2 settembre il sindaco James Calhoun consegnava la città a un capitano nordista. «Atlanta è nostra, e ben conquistata», telegrafava Sherman a Washington. Vi stabilì il suo comando, ordinò l'evacuazione dei civili. Due mesi dopo, ordinato di bruciare e distruggere tutti gli edifici non di abitazione privata, Sherman partiva per la sua marcia verso Savannah e il mare. Vi arrivò nel dicembre '64, lasciandosi alle spalle un corridoio di sistematica distruzione, lungo 500 chilometri e largo quasi cento. Spezzando così la spina dorsale confederata.

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