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Sulla Somme la tecnologia diventa macchina da guerra

di Mario Margiocco

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Venerdí 05 Settembre 2008

«Il sole è forte. È il 1° luglio 1916. E nello splendore di questo giorno d'estate le colonne inglesi avanzano all'attacco. Hanno la certezza, dopo una settimana di martellamento... di avere distrutto ogni atomo di vita nelle nostre posizioni... Avanzano in colonna», ricordava il caporale Otto Lais dell'Ottavo reggimento di fanteria del Baden, rimasto per una settimana nei rifugi, tra le trincee, dieci metri sottoterra, e riemerso con la fida mitragliatrice MG08/15 che avrebbe sparato, in quella prima ora sulla Somme, 20mila cartucce, 600 colpi al minuto invece dei 15 di un fuciliere esperto. «Avanzano in spesse linee di attacco... La fanteria inglese avanza ignara con il fucile spallato, lungo la schiena, pronta alla passeggiata verso Bapaume, Cambrai, e il Reno... Venti, trenta metri davanti alle nostre mitragliatrici questi coraggiosi cadono, mentre la prima e l'ultima ondata d'assalto si confondono... La gioventù d'Inghilterra, i migliori reggimenti di Scozia, morti dissanguati...».

Morirono in 19.240 quel giorno, il più sanguinoso nella storia dell'esercito britannico. E 40mila i feriti. Morirono alla fine in 146mila fra gli Alleati sulla Somme, pigro fiume in Piccardia, Francia Nord occidentale, per due terzi britannici e un terzo francesi. E in 164mila fra i tedeschi (dati del Reichsarchiv), dal 1° luglio al 18 novembre del 1916, quando la battaglia, conquistati in profondità pochi chilometri di fronte, otto al massimo di penetrazione, fu dichiarata chiusa, dopo quattro mesi e mezzo di trincee contrapposte. Sulla Somme si sarebbe combattuto ancora due volte, nella primavera ed estate del 1918, ma è quella del 1916 la grande offensiva.

Non fu la più lunga né la più sanguinosa carneficina sul Fronte occidentale: il primato, con 10 mesi e 400mila morti, spetta a Verdun, il sistema fortificato 300 chilometri a Est della Somme. Ma fu, per gli inglesi, la straziante scoperta che le armi automatiche avevano stravolto l'arte della guerra. Che l'artiglieria, pur causa da sola di ben oltre la metà dei caduti nella Prima guerra mondiale, non era onnipotente. Che anche il più coraggioso e disciplinato dei reparti di un esercito disciplinato e fiero vacillava quando in due minuti di combattimento un battaglione di mille uomini lasciava sul terreno 246 morti, sorte toccata il 1° luglio ai nordirlandesi del First Inniskilling Fusilers. Che qualcosa si rompeva dentro gli uomini più tenaci quando su 60 battaglioni mandati all'attacco, con la prima ondata, l'equivalente di 20, un terzo, veniva macellato nella terra di nessuno, i 4-500 metri fra i due schieramenti.

I comandi volevano risultati. E la vita non valeva nulla. Quella della Somme fu anche la battaglia che vide il primo carro armato; un impiego più attivo dell'aviazione, nonostante i tedeschi con i Fokker avessero fino ad allora dominato i cieli. E uno dei primi massicci impieghi anche da parte alleata dei reparti di mitraglieri, da poco creati nell'esercito britannico. Ad agosto del 1916 proprio sulla Somme le dieci mitragliatrici Vickers (un derivato della Maxim, e che i britannici usarono fino agli anni 70) della 100ª compagnia mitraglieri britannica fecero fuoco ininterrottamente per dodici ore senza mai incepparsi, cambiando un centinaio di canne e sparando più di un milione di cartucce. Era la tardiva risposta britannica al muro di proiettili tedesco che sulla Somme cambiò la Vecchia Inghilterra. Così come Verdun cambiava la Francia. E come le interminabili "spallate" di Cadorna sull'Isonzo, cambiavano l'Italia. Troppi morti. L'Europa, dopo, non sarà più la stessa.

Gli anglo francesi avevano deciso nel dicembre del 1915 di sferrare un massiccio attacco per incominciare a far indietreggiare i tedeschi che, fermati sulla Marna nell'autunno del 1914, si erano da allora schierati sul territorio francese, con un potente sistema trincerato, lungo più di 600 chilometri. La linea della Somme venne scelta perché su un grande fronte di attacco a Est di Amiens più di venti divisioni avrebbero potuto avanzare fianco a fianco. Il francese Joffre tracciava la strategia, più di attrito per logorare i tedeschi, che di sfondamento. Poi l'attacco improvviso a Verdun dei tedeschi, decisi a loro volta a «dissanguare l'esercito francese», cambiò improvvisamente, il 21 febbraio, le forze sul campo.

La Francia si concentrò su Verdun; agli inglesi, che da poco avevano ricevuto massicce nuove truppe dopo i sanguinosi combattimenti di Ypres e Neuve Chapelle (autunno 1914 e primavera del 1915), toccò il maggior peso sulla Somme, e al generale Douglas Haig, comandante in capo britannico in Francia, la pianificazione e il comando. I britannici attaccarono a luglio con 13 divisioni a fianco di 11 francesi contro dieci divisioni tedesche. A novembre le divisioni erano 50 per parte.

Sul versante britannico le perdite medie per ogni divisione, metropolitane e dei Dominion, furono di 8mila uomini tra morti e feriti su 10mila; ogni giorno vi furono in media 2.900 morti e feriti, con gli uomini di Terranova, il primo battaglione del First Newfoundland Regiment, che attaccarono il 1° luglio in 801 e solo 68 il giorno dopo erano abili al combattimento: più di 500 morti, tra cui tutti gli ufficiali.

  CONTINUA ...»

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