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Stelle filanti su Angoulême

di Lara Ricci

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Domenica 01 Febbraio 2009

Sono arrivati tutti ad Angoulême, nonostante lo sciopero che ha paralizzato la Francia giovedì scorso. C'è Tintin, che ha ottant'anni e neanche una ruga, pronto a essere proiettato nell'ipertecnologia tridimensionale (e motion caption) di Hollywood, protagonista inossidabile del suo primo film, firmato Steven Spielberg: Il segreto del Liocorno. Le riprese inizieranno domani, finiranno nel 2011, ha detto in un videomessaggio il regista, che indossava un buffo cappello da cartone animato ed è suo ammiratore dall'età di nove anni.

Ci sono, e festeggiano, pure Bill e Bull, il ragazzino e il cocker amatissimi dalle scolaresche francesi che affollano questa edizione del festival del fumetto indossando in loro onore un paio di lunghe orecchie arancioni. Cinquant'anni compiuti, le avventure della piccola coppia sono già ricominciate dopo la morte del creatore belga, Jean Roba.

Per il pubblico più esigente è arrivata Marjane Satrapi, stella della bande dessinée impegnata e intellettuale, lanciata da questo palco qualche anno fa. Dopo il successo planetario del film d'animazione tratto dall'album Persepolis, in cui la sua storia personale si interseca a quella del suo Paese d'origine, l'Iran, sta ora preparando un altro lungometraggio, ispirato da Pollo alle Prugne, premiato nel 2005 come Miglior album del festival di Angoulême. E pure Corto Maltese, "fondatore" del festival che lo celebra con una statua - o il suo fantasma - sembrerebbe pronto a riprendere le sue avventure per mano di due giovani disegnatori italiani.

Non è bella Angoulême, cittadina non lontano da Bordeaux e da Cognac, sdraiata su una collina e scolorita. Non brilla, appena arrivati, né per fascino, né per vivacità o accoglienza. Si dorme chez l'habitant, nelle camere degli ospiti della gente del posto, perché gli alberghi sono solo quattro, prenotati già l'anno prima. E anche il tempo umido, freddo e grigio, in questa stagione, non aiuta. Eppure, da 36 anni, in questa sperduta località di provincia c'è il ritrovo più importante del fumetto francofono, un'industria fiorente che negli ultimi 12 anni ha moltiplicato per otto il numero dei titoli pubblicati e ha visto sempre crescere il giro d'affari, giunto a 320 milioni di euro nel 2007 (l'editoria in lingua francese vale cinque miliardi), nonostante da qualche mese si inizi a parlare di crisi, almeno di iperproduzione.

Tutto è iniziato mercoledì sera, su un piccolo palcoscenico davanti al municipio, con l'autobus che passava tra i pochi ospiti e il sindaco. Una cerimonia scarna, sotto tono. Eppure, quando si sono accese le luci in movimento, immaginate da Dupuy e Berberian, presidenti della giuria di quest'anno e inventori delle storie toccanti e intense di Monsieur Jean o Henriette (purtroppo non tradotte in Italia), la fantasia ha preso il volo, portando subito con sé l'allegria dei giorni del festival. L'edificio del comune, fradicio e sudicio, ha iniziato a gonfiare i suoi tetri contrafforti improvvisamente illuminati, come se dentro ci fosse un furibondo litigio di giganti a fumetti e da allora la festa non è mai finita. Una festa semplice, senza spettacolarità da cinema o televisione, disegnata col tratto semplice e schivo dei disegnatori, e ancora vicino alla gente, con cui gli artisti interagiscono continuamente nelle varie occasioni d'incontro create per la città.

Si incontrano tutti qui, disegnatori, sceneggiatori, editori, produttori, curatori dei diritti degli artisti scomparsi, giornalisti, fiumane di appassionati di ogni età, compresi quelli che gli organizzatori del festival chiamano con ironia gli "iniziati": strani individui che seguono i loro eroi fino dall'infanzia e li venerano come un oggetto di culto oscuramente intriso di nostalgia o feticismo. Ci sono le esposizioni delle case editrici (fin dentro le chiese, ma solo per i fumetti cattolici), le improvvisazioni degli artisti, le gare di abilità, i concerti disegnati, le mostre dedicate a grandi classici o esordienti. E qui ogni anno i giurati riescono a mettere in evidenza almeno qualche opera di sicura qualità, attraverso i premi Essentiel che verranno assegnati oggi (il Fauve d'Or è il più importante).

Eppure Angoulême è nato da un'idea italiana: «Trentasette anni fa ero assessore comunale qui - racconta Francis Groux, uno dei fondatori - e soprattutto un grande appassionato di fumetti. Conoscevo Claude Moliterni a Parigi (lo scrittore francese è morto il 21 gennaio scorso, a 76 anni, ndr), lui era tra gli organizzatori del Festival del fumetto di Lucca, con Hugo Pratt. Gli telefonai perché volevo fare la stessa cosa nella mia città. Lui mi disse: "vieni con me a Lucca, e chiedi loro se puoi replicare la loro iniziativa". A novembre andammo in Toscana, tre mesi dopo ebbe luogo il primo festival di Angoulême». Un successo che, secondo Groux, è frutto della capacità di aver seguito le esigenze dei lettori, man mano che diventavano adulti. E di essere nato in provincia, «e non a Parigi!» afferma con orgoglio.

  CONTINUA ...»

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