ROMA. Dopo l'orgia futuristica delle ultime settimane in mostra sul tema, cosa indicare a Quelli che vanno alle Scuderie del Quirinale per non rischiare d'essere schiacciati dal non sense di una celebrazione vieppiù stantìa? Cominciamo con una salutare Risata, il più indicato fra gli Stati D'Animo prima degliAddii di rito a questo centenario di manifestazioni che rischia di soffocare un po' tutti. Con una felice eccezione solo per Quelli che restano avvinti dal fascino indiscusso dell'Idolo Moderno. La giustapposizione di calembours in recensione è presto svelata per un lettore attento: Stati D'Animo: Quelli che vanno, Quelli che restano, Addii, Idolo Moderno, la Risata (1911): tutti quadri dipinti da Umberto Boccioni nel 1911. Forse il meglio dell'offerta della mostra Futurismo Avanguardia-Avanguardie, a Roma, presso le Scuderie del Quirinale fino al 24 maggio. Una mostra che nonostante un allestimento minimal-risicato (questione di tagli?) è comunque in grado - e il merito è non poco- di offrire ai visitatori la maggior parte dei capolavori futuristi migrati nelle più prestigiose collezioni americane ed europee. Oltre ai sopracitati è in mostra uno fra i massimi esempi di dinamismo futurista, I Funerali dell'anarchico Galli (The Museum of Modern Art di New York), che con il pressante rincorrersi di fasci di linee è una sapiente rappresentazione della forza di certa folla antagonista, in grado di trascinare lo spettatore al centro del conflitto di massa. Umberto Boccioni, L'Idolo modernoE mentre il trittico degli Stati d'animo riassume al meglio nella cortina di linee rette e sinuose il turbinìo dei sentimenti, proponendosi come sintesi ideale «di quello che si ricorda e di quello che si vede», La Risata apporta nel caos visivo e sonoro la geometrizzazione cubista. La rivolta di Luigi Russolo (Den Haag museum, L'Aja) testimonia lo spirito violentemente rivoluzionario del movimento, nel suo ribollire di forme, di luci, di suoni. Realizzata in collaborazione con il Musée National d'Art Moderne-Centre Georges Pompidou e la Tate Modern, l'esposizione propone la ricostruzione filologica della mostra futurista tenutasi nella capitale francese, alla Galleria Bernheim-Jeune nel febbraio del 1912, già ospitata secondo un percorso decisamente più felice a Parigi. Intento dei curatori è di porre l'accento sugli intrecci, corripondenze e dissonanze tra Cubismo e Futurismo, Cubofuturismo russo e Vorticismo inglese. A testimoniare la fitta rete di relazioni Le grand nu di Georges Braque, e la Femme assise dans un fauteuil di Picasso, passando per il celeberrimo Nu descendant l'escalier di Marcel Duchamp, oltre a opere di Francis Picabia, Sonia e Robert Delaunay, Fernand Leger, Michel Larionov, Kasimir Malevic, Nathalja Goncharova. E qui sta il corto circuito di un percorso, che specie al secondo piano, nell'ansia di dimostrare analogie, sinergie, contrapposizioni e contaminazioni finisce per accostare e sovrapporre senza convincere, anzi disorientando. E torna attuale più che mai l'ingenerosa analisi di Boccioni sul cubista come «analizzatore della fissità, un impressionista intellettuale della forma pura. Così non si riuscirà mai a comporre una forma pura e Picasso per primo, arrestando la vita nell'oggetto, uccide l'emozione...». Qui l'emozione in realtà è sacrificata dall'allestimento e pretestuosi appaiono certi accostamenti. Fermo restando che assenze a parte (La città che sale tanto agognata resta un sogno) il vero futurismo è quasi tutto qui.

Ester Coen è commissario per la sede italiana, Didier Ottinger è commissario della mostra per la sede di Parigi ( conclusasi a gennaio 2009 ) e Matthew Gale curerà quella di Londra (giugno - settembre 2009 ).
stefano.biolchini@ilsole24ore.com

Futurismo, Avanguardia-Avanguardie, Roma, Scuderie del Quirinale, fino al 24 maggio 2009.
http://www.scuderiequirinale.it/
Centre Pompidou - Paris
Tate Modern - London