Come un vecchio parente che ci venga a trovare un po' troppo spesso perché noi non ci si spazientisca, simulando magari entusiasmo, così arrivano, a distanze assolutamente ravvicinate, sul bancone del libraio i libri di Andrea Camilleri. Tanto che, più di una volta, ci siamo detti: basta, non se ne può più.
Errore. Perché il grande, diseguale (ma che importa, di fronte al risultato complessivo raggiunto) Camilleri, nonostante abbia affollato il mercato, specialmente negli ultimi anni, delle sue opere (che voglia emulare, per prolificità, Simenon?) è ancora in grado di riservarci sorprese.
Per esempio, eccellente sorpresa, il recente Un sabato, con gli amici. Che, tra l'altro, si è permesso il lusso di scavalcare nelle classifiche l'ormai popolarissimo Larsson. Sta di fatto che il nuovo Camilleri è altra cosa rispetto alla produzione degli ultimi anni, e va letto assolutamente. Mentre accade un evento insolito: qui non soltanto lo scrittore abbandona Montalbano, la Sicilia e il mix fra italiano e dialetto a lui caro, impiegando interamente la lingua italiana, una lingua sorvegliata, media, senza eccessi o coloriture. Ma, non bastasse, la novità maggiore del libro sta nel continuo e calcolato rimescolamento dei piani cronologici della storia: frammentata, capitolo per capitolo, in piccoli quadri, a seconda che l'autore abbracci il punto di vista di uno dei sette personaggi rappresentati. Quelli che, da adulti, formeranno tre coppie malassortite: Anna e Matteo, Rena e Andrea, Giulia e Fabio; con, in più, Gianni, da ragazzo grande amico di Matteo e gay aspirante alla carriera politica. C'è anche altro: in questo piccolo, notevole romanzo affine al teatro da camera, volutamente statico, vissuto alternativamente nel presente e nel ricordo dei personaggi, Camilleri scompiglia le regole della chiarezza narrativa, forse memore (scherzosamente? Chissà) dell'école du regard, presentandoci, all'inizio, sette voci di bambini (i nostri sette), per il momento non identificabili. Che, quadro per quadro, sono coinvolti in episodi di dolore o di violenza, che segneranno la loro vita per sempre.
C'è chi trova, sconvolto, la mamma a letto con un uomo che non è papà. Chi è insidiato sessualmente da un bonario zietto. Chi contempla sgomento il padre che «sta dentro una cassa a dormire». Chi uccide per ottusa crudeltà il proprio gatto. Chi ammazza la sorella maggiore così dispettosa... E si tratta delle stesse figure che, all'epoca del liceo e dell'università, formeranno coppie poi destinate a sciogliersi, per formarne, con uno scambio di parti, altre: sempre all'interno del gruppo.
Ma il nodo di questo thriller e, insieme, dramma di costume riguarda un ricatto ai danni del protervo Matteo, uomo di successo e dongiovanni, immortalato in vecchie fotografie ultracompromettenti. E si scioglie in una cena di gruppo nella casa con terrazzo di Andrea e di Rena: lei, scatenata con gli uomini; lui, un perverso accuratamente nascosto, che raggiunge il massimo dell'eccitazione solo davanti a scene estreme. In un clima da notte della verità che Camilleri rende magistralmente, e con un delitto che passa per suicidio. Prima che, indifferente a tutto, la vita si ricomponga.