Davanti alla morte e alla violenza, quando sono così intime, vorrei soltanto silenzio. È la solitudine che ho cercato, ogni volta che mi è accaduto di perdere qualcuno. Accadde quando mia madre morì e avevo 15 anni, si è ripetuto tutte le altre volte, anche quando per mestiere mi è toccato scrivere la cronaca della morte di Maria Grazia Cutuli e di Julio Fuentes, di Raffaele Ciriello, di Ilaria Alpi, di Antonio Russo. Il libro di Daniele Biacchessi, Passione Reporter, racconta oggi le vicende di questi miei compagni di strada e di vita assassinati. Morti ma non scomparsi.
Tornando a casa dai servizi ho scoperto quanto la loro assenza mi facesse compagnia. Vengono a visitarmi sempre, anche adesso che ho voluto cambiare città. Ci sono giornate in cui sono molto occupato a parlare con loro. A un certo punto si è intromesso pure uno psicoanalista, ma ha dovuto fare presto i bagagli. Non c'era posto anche per lui.
In alcuni momenti interrompo di leggere o scrivere per continuare la conversazione. Ho scoperto che il telecomando non mi dà fastidio: riesco a dialogare senza interruzioni mentre scorrono le immagini e il sonoro svanisce nella stanza. Parliamo di tutto, al passato e al presente, non sono conversazioni tristi ma movimentate, in particolare con Maria Grazia che non smette di prendermi in giro e fumare le mie sigarette. Con Julio è quasi sempre un monologo, come un tempo del resto. La sua concezione del giornalismo è rigorosa, la stessa di quando, nel pieno della notte a Sarajevo, voleva convincermi a partire subito per verificare la notizia di un massacro, sfidando milizie e posti di blocco. Ogni tanto mi salva Raffaele, con la sua ironia e le battute chirurgiche. E penso alla sua bambina, a sua moglie, che non vedo mai. Donata, la sorella di Maria Grazia, mi telefona, ci siamo rivisti qualche volta, e naturalmente siamo sempre in tre. Mi ricorda tutte le volte che discutevo con Maria Grazia, anche per il finestrino dell'auto abbassato.
L'anno scorso ho conosciuto la madre di Antonio Russo: nella giuria del Premio che gli hanno dedicato ci sono quasi tutti gli inviati di guerra. Per la morte di Antonio, scrive Biacchessi, non c'è stata giustizia. Il suo assassinio, ai confini tra Georgia e Cecenia nell'ottobre 2000, fu un omicidio a sangue freddo, quasi perfetto, sui cui calò presto il silenzio della magistratura e della politica. «Per Raffaele – testimonia nel libro la madre Teresa Ciriello – le autorità ebraiche non hanno fatto nulla: fu mitragliato da un tank israeliano mentre imbracciava l'obiettivo, filmando la sua morte, ma loro non hanno neppure ammesso di avere sparato».
Ferruccio de Bortoli, nella prefazione, si chiede se si poteva fare qualche cosa per salvarli. Più il tempo passa e più le mie certezze svaniscono e mi domando perché, per caso, io sono ancora materialmente vivo. Ma ha scandalosamente ragione quando scrive che l'unica cosa che conta, adesso, è tenere viva la memoria dei fatti. Contrastando magari gente come un certo avvocato, presidente di una commissione d'inchiesta, secondo il quale Ilaria Alpi e Miran Hrovatin trascorsero in Somalia «una settimana di vacanza conclusa tragicamente», il 20 marzo 1994. Sono persone così che a volte da noi occupano cariche istituzionali e scranni in Parlamento.
Ora mi chiedo soltanto chi tornerà a visitarmi domani. Sono contento che scenda la sera. Un altro giorno è andato e posso leggere il libro di Daniele. È stato bravo a raccontare queste storie con testimoni e documenti, descrivendo alla perfezione l'erosione quotidiana di una passione caparbia, tenace e a volte inspiegabile, come un grande amore. Perché per amore sono morti i miei compagni, non per un mestiere. E questo libro è la cronaca di un amore.
IL LIBRO
Daniele Biacchessi, Passione reporter. Il giornalismo come vocazione
Prefazione di Ferruccio de Bortoli
Chiarelettere, pagg. 226, €12,60
Il volume di Daniele Biacchessi viene presentato a Roma martedì 24 marzo alle ore 18, presso La Feltrinelli di via Vittorio Emanuele Orlando 78/81 (intervengono Alberto Negri e Luciana Alpi), e a Milano il 31 marzo alle ore 18,30, presso La Feltrinelli di piazza Piemonte 2 (partecipano Ugo Tramballi e Luciano Scalettari).