Il graffio della matita, il tocco leggero del pennello, il segno tracciato dalle dita: Cy Twombly è un enigma vivente dell'arte contemporanea. Sfuggenti e impenetrabili, le sue opere "tattili", a scarabocchi, sono state accostate all'espressionismo astratto gestuale. Dipinti rarefatti in cui si compongono elementi disparati, "coincidenze", le ha definite Roland Barthes. "Fusioni di idee, di sensazioni, proiettate nell'atmosfera", secondo Twombly. E sculture fragili, interamente bianche (fatta eccezione per la verde-rossa Turkish Delight) a rivelare la sua "leggerezza pensosa" e le continue evocazioni del passato: la mitologia classica, l'archeologia etrusca, i versi di Archiloco e di Catullo, fino a Rilke, Keats, Puond ed Eliot.

"Sono un pittore mediterraneo", dice di sé Twombly, americano di nascita che negli anni Cinquanta, dopo il fatale viaggio in Italia in compagnia di Robert Rauschenberg, ha scelto la baia di Gaeta ("quasi celeste e rosa le montagne") come dimora. Roma, dopo Londra, lo celebra con una mostra alla Galleria nazionale di Arte moderna curata da Nicholas Serata.
Gocce di colore rappreso scivolano esitanti sulla tela e si fanno petali sfioriti di rosa e di peonia o una città (quella Eterna) in decomposizione sotto il sole incandescente di agosto. La frenesia del dio Pan, un lieve senso di allarme, e il piacere e l'abbandono ispirati da Bacco si insinuano nelle tele ed emergono parole frammentate senza più distinzione tra pittura, disegno, graffiti e linguaggio.
Platone e Aristotele circondati da filosofi animano School of Athens ispirato all'affresco di Raffaello nella stanza della Segnatura in Vaticano. Tre Untitled del 1985, presentati al pubblico per la prima volta, ricordano la pittura veneziana di Giambattista Tiepolo. Elegiaci i dipinti dedicati a Ninì Pirandello, nipote elle scrittore e moglie di un importante gallerista, ondulate le pennellate di Hero and Leandro, tela che prende spunto dalla leggenda classica. "Ho conosciuto la nudità del mio confuso sogno": i versi di Mallarmé compaiono in Herodiade e sgorbi e segni indecifrabili, cuori e parti anatomiche brulicano in The italians, di sapore pasoliniano. Poi le griglie e lo sfondo grigio: Treatise on the veil esprime volontà di silenzio, una barriera contro l'intrusione della parola. Il minimale, l'ascetismo riduzionista.

Primitive e rituali le opere che chiudono il percorso espositivo, realizzate dopo il soggiorno dell'artista in Marocco, come Quarzazat e Tzinit, fusioni di elementi etnografici e archeologici. Si avverte l'influenza di Kline in Min-Oe: ispirata all'arte tribale iraniana l'opera riconduce Twombly all'action painting, alla scrittura automatica surrealista.
Cy Twombly
Roma, Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea
Fino al 24 maggio 2009
Chiuso il lunedì
Catalogo Electa
www.gnam.beniculturale.it