Prima prova d'assolo per Antonella Bertoni con "Try", firmato a quattro mani insieme a Michele Abbondanza. La coppia artistica di coreografi e danzatori, formatasi in Francia con Carolyn Carlson vent'anni fa, capofila poi della compagnia Sosta Palmizi, è oggi tra le più significative nel panorama italiano di danza. Dopo l'ultimo progetto quinquennale "Ho male all'altro" dove, con sguardo contemporaneo indagavano il tema del sacrificio per amore nella tragedia classica, il bisogno di una dimensione più intima, silente, rarefatta, ha spostato l'attenzione verso un'interiorità da cui ripartire. Ecco allora, con occhi introspettivi, condensare in un unico interprete il furore e la dolcezza, la luce e il buio, la pena e l'allegria di un corpo femminile che, abbandonato sulla scena, si fa seme di una nuova rinascita. Scandisce prima il suo ingresso esibendo un cartello "Ballerina prima dell'assolo", a dichiarare una condizione esistenziale che chiuderà con la stessa passerella ma con la scritta "…dopo l'assolo". Nerovestita, la danzatrice emerge dal buio seduta compostamente su una seggiola. Figura che prende forma, membrana che acquista un'anima.
Il suo è un corpo magro, segnato da un vissuto espressivo che mostra quasi con pudore, con innocente fisicità. All'iniziale silenzio accompagnato da una lentezza trasognante di gesti, la Bertoni fa seguire un'accelerazione di movimenti con ampie estensioni di braccia protese in alto. Distilla una tensione nelle gambe, nel busto, persino nei lunghi capelli raccolti a coda di cavallo che, appena sciolti, danzano con lei disegnando un flusso di pensieri. Nel taglio in diagonale della scena, nei piccoli salti in verticale, nei movimenti a carponi muovendosi a quattro zampe, nello strisciare denudandosi e rivestendosi - come a liberarsi da un involucro –, sembra cercare una sua identità. Sofferta ma vitale. A tratti anche ironica. Si tende come un arco, si copre gli occhi con una mano, alza le braccia a pugno, come a combattere fuori e dentro sé stessa. È pure ricerca d'amore, affidata solo all'emozionante canto di un madrigale di Monteverdi le cui parole scorrono proiettate. Questo senso della ricerca incessante è confermato dalle frasi che nel finale scorrono anch'esse in proiezione sul muro. È un invito a continuare a cercare, a provare, a desiderare, a muoversi, a sbagliare, a imparare dagli errori, a sperare… E così via. Per trarre, dalle proprie fragilità, dalle contraddizioni, dalle fratture del proprio essere, nuova coscienza e anima. Non tutto però è fluido in questo pur intenso e coraggioso assolo della Bertoni. E le partiture di movimento appaiono qua e là già viste. Inoltre, alcuni momenti vuoti tra un ingresso e un'uscita, tra una stasi zen e un silenzio prolungato, determinano un calo di tensione che rompe l'ascolto.
"Try"
di Abbondanza-Bertoni, con Antonella Bertoni, luci Lucio Diana. Al teatro Furio Camillo di Roma. A Foggia, Teatro Pubblico, il 9 maggio. Il 21 aprile al Comunale di Alessandria con "Romanzo d'infanzia".