In un posto imprecisato della calotta polare giace tuttora la bandiera americana piantata da Peary; ma 4.261 metri più in basso, ce n'è anche una russa, lasciata da due sommergibili di Mosca, il Mir-1 e il Mir-2, che raggiunsero il fondali del Mar Glaciale nel 2007. Quei due vessilli sono diventati i simboli di una guerra diplomatica per la sovranità sull'Artico, che oltre a Stati Uniti e Russia sta coinvolgendo anche Canada, Norvegia e Danimarca. La posta in palio è alta: infatti la regione, che durante la guerra fredda aveva un'importanza soprattutto militare, oggi si avvia a diventare strategica sotto il profilo economico, perché sui fondali del Mar Glaciale si trovano giacimenti di oro, argento, rame, diamanti, petrolio e gas, che il progressivo scioglimento della calotta polare renderà presto facilmente sfruttabili. Al centro della querelle è una catena montuosa sottomarina lunga 1.700 km, detta Dorsale Lomosonov, che i russi considerano un prolungamento della piattaforma continentale asiatica; se questo dato geologico fosse riconosciuto, in base ai trattati vigenti (Convenzione di Montego Bay, 1982) il mare sovrastante diventerebbe "proprietà" di Mosca. Ma gli altri concorrenti si oppongono: soprattutto la Danimarca, che rivendica la Dorsale in esclusiva a se stessa, ritenendola un'appendice subacquea della Groenlandia, che benché dotata di ampia autonomia è un possedimento danese. (Nino Gorio)