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Bob Dylan: Together Through Lifedi Marco Barbonaglia |
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1 maggio 2009
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Together Through Life, ovvero l’amore secondo Dylan. Certo nessuno si aspettava un nuovo album a meno di 3 anni dall’ultimo. Tra un disco e l’altro, ormai, il menestrello ci aveva abituati a ben altre pause. Basta scorrere le date di uscita dei quattro lavori precedenti. Under the Red Sky 1990, Time Out of Mind 1997, “Love & Theft” 2001, Modern Times 2006. L’ultimo, in particolare, gli aveva restituito un successo degno dei tempi migliori, riportandolo per la prima volta dal ‘76 in vetta alle classifiche di tutto il mondo. Ma Dylan, a 68 anni suonati, impegnato in una turnèe infinita ( il Never Ending Tour) che, dall’88 a oggi lo vede mantenere una media difficilmente sotto i 100/120 concerti l’anno, non ne vuole sapere di riposare sugli allori.
![]() E allora rieccolo con 10 canzoni inedite, il suo 46esimo disco, il 33esimo realizzato in studio. Questa volta Jokerman canta l’amore. Un amore alla Dylan naturalmente, disperato e struggente o, al limite, giocoso e lascivo, come vuole la tradizione blues. Di Together Through Life si sta dicendo e si dirà di tutto, come sempre di ogni nuovo lavoro di Zimmerman. Che è un capolavoro, che il menestrello ha perso il tocco, che si ripete, che riesce ancora ad innovare, che non ha più voce … Niente di nuovo. In realtà, Bob segue ormai una strada che ha incominciato a percorrere almeno 20 anni fa. Il suo cammino è tutto nel solco della tradizione americana, della musica che ascoltava quando era ragazzino (non di quella che faceva lui da giovane). Appena ventenne, si sforzava di sembrare vecchio nel timbro e nell’intonazione vocale. E oggi è arrivato nel punto dal quale, forse, voleva partire. Ritornato, dopo le sbandate degli anni ’80, come reincarnazione di un bluesman girovago, non ha più cambiato rotta.
Quello che è stato uno dei più grandi innovatori della musica, l’eroe per antonomasia della controcultura, ci offre, oggi, un sound che sembra arrivare da una macchina del tempo sintonizzata sugli anni ‘40/50. Ma, a pensarci bene, non è questa la vera trasgressione, il vero strappo con la musica sintetica e prefabbricata che domina,i giorni nostri, le classifiche? Non è questa la colonna sonora dei veri “Modern Times”?
E se il penultimo album era un capolavoro, una sorta di manifesto di questo Dylan fuori dal tempo, Together Through Life è un gioiellino, una perla che va ascoltata e riascoltata. La fisarmonica di David Hidalgo dei Los Lobos da un tocco di tex-mex al tutto, mentre Bob si muove dalle parti del delta del Mississipi. Luciferino in My Wife’s Home Town, con tanto di ghigno che si perde tra le ultime note e ammiccante nella canzone d’apertura, Beyond Here Lies Nothin’, si trasforma in crooner nella dolente Life is Hard. Il meglio lo lascia, però, alle splendide Forgetful Heart e It’s all Good. Ma anche i blues più ruvidi come Jolene o Shake Shake Mama risultano godibili, mentre I Feel A Change Comin’ On e If You Ever Go To Huston si collocano ad un livello decisamente superiore.
Questa volta il menestrello non canta l’apocalisse e la fine dei tempi. Con la collaborazione di Robert Hunter, paroliere dei Greateful Dead, scrive invece delle canzoni d’amore. Ma il tocco del vecchio Bob riaffiora qua e là come un fiume neanche troppo sotterraneo. “ Oltre qui non c’è niente- dice lapidario alla sua bella, alla fine di Beyond Here There Is Nothin’.- niente che non sia già stato fatto e niente che non sia già stato detto.”
Bob Dylan Together Through Life. Columbia, 20, 50 euro. Deluxe edition 29,90 euro.
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