"Non sperate di liberarvi dei libri": un monito? Una minaccia? Nell'anno dell'avvento dell'e-book, la XXII Fiera Internazionale del Libro di Torino si apre con la conversazione fra Umberto Eco e Jean-Claude Carrière. I due ripercorrono le tappe dei loro tre incontri riportati nell'omonimo saggio Bompiani appena dato alle stampe.
Si vola alto fra le dissertazioni del semiologo, romanziere e bibliofilo Umberto Eco incrociate con gli aneddoti di Jean-Claude Carrière, già sceneggiatore di Luis Bunũel e amico di Eco in quanto egli stesso collezionista di libri antichi. "Fresche le mie parole ne la sera/ ti sien come il fruscio che fan le foglie/ del gelso nella man di chi le coglie/ silenzioso e ancor s'attarda a l'opra lenta."
In questa citazione dannunziana sta la risposta di Eco alla domanda che più circola in Fiera, ovvero come l'e-book cambierà la fruizione dei libri. "Nell'e-book io vorrei che si salvasse la possibilità di bagnarsi il dito, che è fondamentale, una soddisfazione orale che risale all'infanzia. Forse leggiamo libri perché non abbiamo più il ciuccio." Eco osserva anche come, per sapere che un libro può durare 500 anni, si è dovuto attendere 500 anni, mentre il floppy disc è già passato di moda poichè nessun pc di costruzione recente lo legge, allo stesso modo non sappiamo in quanto tempo un cd si può smagnetizzare perdendo tutti i dati. Dunque il giudizio su cosa sarà il libro digitalizzato è rinviato ai posteri, dei quali i due intellettuali a confronto non paiono curarsi molto. Carrière riprende la freddura di un umorista: "Scrivi per i posteri? – E perché mai, cos'hanno fatto i posteri per me?"
La conversazione si sposta sulla tipologia di fruizione del prodotto-libro, rispetto agli altri media, e in questo caso è lo sceneggiatore bunũeliano a salire in cattedra, facendo notare che ciascun lettore ha un modo personale di leggere un libro. C'è chi salta le pagine considerate noiose, chi ritorna su alcuni punti, ma la stessa fruizione non è possibile durante una rappresentazione teatrale od una proiezione cinematografica, durante le quali una platea di spettatori non può decidere di interrompere il flusso narrativo, al contrario del lettore-individuo.
L'incontro volge al termine senza che il monito iniziale abbia trovato una solida spiegazione. Perché non ci libereremo dei libri? I due intellettuali non hanno risposto, hanno divagato, divertendosi e divertendo la platea. Il sospetto è che sia proprio questo il piacere recondito della lettura: il divertimento, nel significato etimologico del termine di "divergere", ovvero distrarsi.
Non sperate di liberarvi dei libri
Umberto Eco e Jean-Claude Carrière
saggio Bompiani, 2009
pagine 271, € 20
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