Quando la vedevi, scheletrica e con i piedi enormi – calzava 41 – sembrava quasi fosse un cartone animato pronto a combinarne una delle sue. A Pina Bausch (1940-2009), in realtà, quegli arti apparentemente sproporzionati servivano per sorreggere l'utopia organicistica del suo Tanztheater (in italiano: "Teatro della danza"). Regista teatrale? Interprete? Coreografa? Nein e poi nein. Bausch Philippine, detta Pina, fu, piuttosto una «compositrice di danze». Una melomane che trasferì, attraverso l'uso totale del corpo, l'esperienza della vita dentro il teatro e la suggestione del palcoscenico nei meandri dell'esistere. A partire dalle sale d'Opera più illustri di tutto il mondo. Sature d'obsoleta tradizione e pronte ad accogliere - in molti casi senza nulla da perdere - la sfida delle grandi Avanguardie sociali germaniche, rivitalizzate dal vibrante benessere postbellico.
Fu cantrice di "esperienze", la Bausch. E fuse, in maniera quasi cinematografica, le maggiori arti della drammatizzazione (sonora, visiva, plastica) ponendo, al centro, il corpo. Sempre. Corpo come strumento e, al tempo stesso, fine dell'espressione etico/estetica umana. Body art, quasi.
Fu una piccola-grande donna multitasking, la Bausch. Fu persino contessa cieca per Fellini.
Nel frattempo, la muffa cabarettistico-televisiva avvolgeva le sue magiche creature di carne, le cui movenze evocanti il divino, s'andavano smorzando sempre più.
La civiltà tecnologica imprimeva il suo marchio anche sui lavori della geniale Pina. Spettacoli sempre più brevi, ruoli muti o meccanici per i ballerini di ultima generazione. Quelli con cui lei non si sentiva per nulla a proprio agio. Ai quali non le riusciva in alcun modo a comunicare quella sua idea così estrema di teatro, da sembrare di un altro pianeta.
Poi, quest'anno, improvvisamente, il Festival dei Due Mondi di Spoleto l'ha inserita in cartellone, invitandola.
E lei, imprevedibile come non mai e a qualche giorno dalla prevista ri-apparizione, esce di scena per sempre. In impeccabile punta di piedi.
Damiano Laterza