"Fare mondi- Making Worlds" non è un invito: è una constatazione. Lo si percepisce chiaramente girando tra gli immensi spazi dell'Arsenale e tra i padiglioni dei Giardini della Biennale di Venezia.
Questa 53esima Esposizione internazionale d'arte firmata da Daniel Birnbaum, il più giovane direttore che la Biennale abbia mai avuto, ci pone di fronte a mondi già belli e fatti, che recuperano tutto l'inventario espressivo dell'arte contemporanea: dalle installazioni, ai video, ai giochi di luce, alla pittura.
Ma il tutto si amalgama, non scatta la scintilla che dovrebbe creare il cortocircuito. I nuovi mondi sono ordinati, composti, non dissimili da quelli di altre Biennali, magari della fine del secolo scorso.
Daniel Birnbaum, nel suo intento di "trovare strumenti per il futuro e rendere possibili nuovi inizi" ha creato qualcosa di riconoscibile, quasi rassicurante.
Perfino Michelangelo Pistoletto che durante la vernice dell'esposizione ha preso a martellate (di legno) i suoi specchi giganteschi disposti alle Corderie, sfidando fortuna e superstizione, appare come un déjà vu. Fortunatamente preceduto dall'eterea installazione della brasiliana Lygia Pape, che coi suoi fili d'oro sospesi tra il soffitto e il pavimento sa creare una splendida illusione ottica.
In tutto questo sfoggio di rimandi tra l'oggi, il passato e il futuro, si colloca perfettamente - e ci sta tutto - anche il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini, curato da B&B (i tanto contestati Beatrice Buscaroli e Luca Beatrice) che hanno voluto dedicare a Marinetti e al Futurismo la loro esposizione "Collaudi", dove trovano posto opere più che figurative, pervase di luce.
Scarsamente dissacratorio, forse un po' ironico, il percorso ci porta dall'Arsenale ai Giardini, dove ci accoglie il Palazzo delle Esposizioni (ex Padiglione Italia) con la facciata trasformata in un landscape liquido, un pezzo di Oceano: è l' installazione di John Baldessari, con Yoko Ono Leone d'oro alla carriera di questa 53esima edizione della Biennale.
L'impresa di Birnbaum di far circolare i mondi che sono intorno a noi nell'universo globalizzato riesce forse meglio in questa parte della Biennale, dove artisti di ogni parte del mondo conversano da una sala all'altra del Palazzo delle Esposizioni seguendo il filo rosso della natura. Dai filamenti elastici di Tomas Saraceno che crea mondi e galassie simili a tele di
ragno, fino agli antri pieni di fiori carnivori di Nathalie Djuberg.
E' qui che talvolta il cortocircuito si innesca e fa scattare la scintilla: tra i materiali di sapore coloniale e post-coloniale accumulati dall'africano George Adéagbo che accostati in maniera perturbante innescano processi di riflessione significativi. E tra gli oggetti comuni collezionati da Hans-Peter Feldmann, che li ripropone combinati in maniera inaspettata e ci costringe a soffermarci sul senso della vita odierna.
Al di là di questo però, "Fare mondi" non crea scandalo, diventa piuttosto esercizio formale: succede anche per Bruce Nauman, che ha riempito il padiglione americano di video in cui scorrono gesti quotidiani compulsivi e teste legate assieme a comporre macabre giostre e fontane.
Tutto "Superstandard" insomma, come il titolo del lavoro di Alessandro Pessoli. Molto spazio è lasciato anche all'arte pittorica, con l'ascensorista di Roccasalva che ricorda mutazioni baconiane e le grandi tele dello spagnolo Miguel Barcélo, rassicuranti e collezionabili.
Si finisce insomma per esorcizzare anche la crisi in atto riportando tutto ad una normalità che pare di altri tempi.
Come il titolo del padiglione russo: è "la vittoria sul futuro".
Fare Mondi // Making Worlds
53. Esposizione Internazionale d'Arte
Arsenale e Giardini - Biennale di Venezia
7 giugno – 22 novembre 2009
Orario: 10.00 – 18.00
Giardini chiuso il lunedì; Arsenale chiuso il martedì
Ingresso: 18 euro
Catalogo: Marsilio
www.labiennale.org